venerdì 17 aprile 2009

Capitolo XII - "La testimonianza di Alice"







Lewis Carroll
CAPITOLO XII
"La testimonianza di Alice"

"Presente!" rispose Alice e, nella fretta, dimentico` che era diventata molto alta. Corse cosi` impetuosamente verso il Re, che rovescio`, passando, con l'orlo del vestito, tutto il banco dei Giurati, i quali caddero sui presenti che stavano sotto. Ne nacque una confusione indescrivibile. Questo le ricordo` i pesciolini che si dimenavano sul pavimento quando pochi giorni prima aveva rovesciato il globo che li conteneva.
"Oh, vi prego di scusarmi!" ella esclamo` con voce angosciata e comincio` a raccoglierli con molta sollecitudine, perche` invasa dall'idea dei pesciolini, pensava di doverli prontamente raccogliere e rimettere sul loro banco se non li voleva far morire.
"Il processo, - disse il Re con voce grave, - non puo` andare avanti se tutti i giurati non saranno al loro posto... dico tutti..." aggiunse con energia, guardando fisso Alice.
Alice si accorse che aveva messo la Lucertola con la testa all'ingiu` e la poveretta dimenava la coda, non potendosi rialzare da sola. Alice la rimise nella posizione giusta pensando pero`:"In fin dei conti, sarebbe poi la stessa cosa, testa in giu` o testa in su; perche` ne` la testa ne` la coda gioveranno al processo."
Appena i giurati si furono rimessi dalla caduta e riebbero in consegna le lavagne e le matite, si misero a scarabocchiare con molta ansia la storia del loro ruzzolone, tranne la lucertola, che era ancora stordita e sedeva a bocca spalancata, guardando il soffitto.
"Che cosa mi sai dire tu, di questa faccenda?" chiese il Re ad Alice.
"Niente!" disse Alice.
"Proprio niente?" replico` il Re.
"Niente di niente!" rispose Alice.
"E' molto significante..." disse il Re, volgendosi ai giurati. Essi si accingevano a scrivere sulle lavagne, quando il Coniglio bianco li interruppe:"Insignificante, intende certamente vostra Maesta`!" disse con voce rispettosa, ma aggrottando le ciglia e facendo una smorfia mentre parlava. "Insignificante, gia`, e` quello che intendevo." aggiunse in fretta il Re; e poi si mise a dire a bassa voce:"Significante, insignificante, significante..." come se volesse provare quale delle due parole suonasse meglio.
Alcuni dei giurati scrissero "significante" altri "insignificante". Alice pote` vedere perche` era vicina, e poteva sbirciare sulle lavagne: "Ma non importa." penso`.

Ad un certo punto il Re che era stato occupatissimo a scrivere nel suo taccuino grido`:"Silenzio!" e lesse dal suo libriccino:"Articolo 42: tutti coloro che sono piu` alti di un chilometro devono abbandonare la sala."
Tutti guardarono Alice.
"Ma io non sono alta un chilometro!" si difese Alice.
"Si` che lo sei." rispose il Re.
"Quasi due chilometri!" aggiunse la Regina.
"In ogni caso, io rimango qui, - disse Alice - questo articolo del Regolamento l'avete inventato adesso."
"Che?! E' la piu` vecchia norma del libro!" rispose il Re.
"Se cosi` fosse - riprese Alice - dovrebbe avere il numero 1 !"
Il Re impallidi`, chiuse il taccuino e, rivolto ai Giurati, chiese:"Qual e` il vostro verdetto?"
"Maesta`, vi sono altre testimonianze, - disse il Coniglio bianco balzando in piedi. - Giusto adesso abbiamo trovato questo foglio."
"Che contiene?" domando` la Regina.
"Non l'ho aperto ancora, - disse il Coniglio bianco - ma sembra una lettera scritta dal prigioniero a... a qualcuno."
"Dev'essere cosi` - disse il Re, - salvo che non sia stata scritta a nessuno, il che generalmente non avviene."
"A chi e` indirizzata?" domando` uno dei giurati.
"Non ha indirizzo, - disse il Coniglio bianco, - infatti non c'e` scritto nulla al di fuori." E apri` il foglio mentre parlava, e aggiunse:"Ma, non e` una lettera; e` una filastrocca in versi!"
Un altro giurato chiese:"La scrittura e` quella dell'imputato?"
"No, no!" rispose il Coniglio bianco, questo e` ancora piu` strano. (I giurati si guardarono confusi.)
"Forse ha imitato la scrittura di qualcun altro!" disse il Re (I giurati tirarono un sospiro di sollievo).
"Col permesso di Vostra Maesta`" disse il Fante di cuori "io non ho scritto quella poesia. Nessuno lo puo` dimostrare. Non c'e` nemmeno la firma!"
"Ah, tu non hai firmato il tuo scritto? Questo peggiora la tua situazione. Certamente avevi qualche cattiva intenzione, altrimenti avresti firmato come fa ogni galantuomo."
Tutti applaudirono. Era la prima volta, in quel giorno, che il Re diceva qualcosa di veramente saggio.
"Questo prova la sua colpa!" disse la Regina.
"Non prova un bel niente - replico` Alice - non sapete nemmeno quello che c'e` scritto!".
"Leggi la poesia!" ordino` il Re.
Il Coniglio bianco si mise gli occhiali e domando`:"Maesta`, di grazia, da dove debbo incominciare?"
"Comincia dal principio, - disse il Re solennemente... - e continua fino alla fine, poi fermati."
Questi furono i versi che lesse il Coniglio:—
“Mi dissero che da lei, te ne eri andato
ed a lui mi volesti rammentar;
lei poi mi diede il mio certificato
dicendomi: ma tu non sai nuotar.

Egli poi disse che non ero andato
(e non si puo` negar, chi non lo sa?)
e se l'accordo sara` maturato
oh dimmi allor di te che mai sara`?

Una a lei diedi, ed essi due le diedero,
tu me ne dasti tre, fors'anche piu`;
ma tutte ritornarono da lui a te
sebben fossero mie, prima.

Se lei ed io per caso in questo affare
misterioso coinvolti ci vedrem,
egli ha fiducia d'esser liberato
e con noi starai finalmente insiem.

Ho questa idea che prima dell'accesso,
(gia` tu sai che un attacco d'ira la colpi`),
un ostacol per lui, per noi, per esso
fosti tu solo in quel fatale di`.

Ch'egli non sappia chi lei predilige
(il segreto bisogna mantener);
sia segreto per tutti, che` qui vige
la impenetrabile legge del mister."
"Questo e` il piu` importante documento di accusa, - disse il Re stropicciandosi le mani; - ora i giurati si preparino..."
"Se qualcuno potesse spiegarmelo, - disse Alice (la quale era talmente cresciuta in quegli ultimi minuti che non aveva piu` paura d'interrompere il Re) - gli darei mezza lira. Non credo che ci sia in esso neppure un atomo di buon senso."
I giurati scrissero tutti sulla lavagna:"Ella non crede che vi sia in esso neppure un atomo di buon senso". Ma nessuno cerco` di spiegare il significato del foglio.
"Ma se non ha nessun senso - disse il Re - possiamo risparmiarci la fatica di cercarlo questo senso...pero`...pero`...", e cosi` dicendo, scorreva con lo sguardo la pergamena. "...un certo senso mi pare di averlo trovato. Per esempio: cosa vuol dire quel 'Ma ahime`, nuotar non sa?' ". E rivolgendosi al Fante di cuori:"Vero che tu non sai nuotare?"
Il Fante scosse tristemente la testa e disse:"Vi pare che io possa nuotare?" (Infatti nessuno avrebbe potuto affermare ch'egli sapesse nuotare visto che era interamente di cartone).
"Bene, fin qui, - disse il Re, e continuo` - e questo e` il vero, e ognun di noi lo sa. E' cosi` senza dubbio anche per i giurati. Poi...una a lei diedi, ed essi due gli diedero...Questo spiega l'uso fatto delle torte, capisci..."
"Ma, - disse Alice, - la poesia continua con le parole:"Ma tutte si ritrovarono."
"Gia`, esse son la` - disse il Re con un'aria di trionfo, indicando le torte sul tavolo. - Nulla di piu` chiaro. Continua: 'Gia` tu sai che un attacco d'ira la colpi`' - tu non hai mai avuto degli attacchi nervosi, cara mia, non e` vero?" aggiunse volgendosi alla Regina.
"Mai!" grido` furiosa la Regina, e scaravento` un calamaio sulla testa della lucertola. (Il povero Guglielmo aveva cessato di scrivere sulla lavagna col dito, perche` s'era accorto che non ne rimaneva traccia; e in quell'istante si rimise sollecitamente all'opera, usando l'inchiostro che gli scorreva sulla faccia, e l'uso` finche` ne ebbe a disposizione.)
"Dunque non e` riferito a te questo verso." disse il Re, guardando con un sorriso il tribunale. E vi fu gran silenzio. "E' un gioco di parole." aggiunse il Re con voce irata, e tutti allora risero. "Che i giurati ponderino il loro verdetto!" ripete` il Re, forse per la ventesima volta quel giorno.
"No, no! - disse la Regina. - Prima la sentenza, poi il verdetto."
"Ma basta con queste sciocchezze!" grido` Alice. "Quando mai si parla di pena prima del verdetto?"
"Chiudi il becco!" le intimo` la Regina.
"Nemmeno per sogno!" oso` dire Alice.
"Tagliatele la testa!" urlo` la Regina con quanta voce aveva. Ma nessuno si mosse.

"Ma piantala? Chi credi di essere?" - disse Alice, (era cresciuta fino alla sua statura naturale.) - Tu non sei altro che la Regina d'un mazzo di carte."
A queste parole tutto il mazzo di carte si sollevo` in aria vorticosamente e poi si rovescio` sulla fanciulla: essa emise uno strillo di paura e d'ira, e cerco` di respingerlo da se`, ma si trovo` sul ruscello, col capo sulle ginocchia di sua sorella, la quale le toglieva con molta delicatezza alcune foglie secche che le erano cadute sul viso.
"Svegliati, Alice!" disse la sorella "Quanto hai dormito!"
"Oh! - si meraviglio` Alice, - sono di nuovo qui con te. Sai, ho fatto un sogno, un sogno strano, ma meraviglioso." E si mise a raccontare alla sorella, come meglio poteva, le avventure che aveva vissuto in sogno. Quando ebbe finito, la sorella la bacio` e le disse:"Hai proprio fatto uno strano sogno, sai! Ma ora, presto, a casa, va subito a prendere il the, e` gia` tardi." Alice si allontano` correndo verso casa, tutta immersa ancora nel suo meraviglioso sogno.
La sorella, pero`, rimase ancora un momento sulla riva del ruscello e, mentre seguiva il tramonto del sole, pensava alla piccola Alice e alle sue avventure, cosi` che sembro` a lei stessa di sognare a occhi aperti e fece un sogno simile a questo:—
Prima di tutto sogno` la piccola, Alice, con le sue manine delicate congiunte sulle ginocchia di lei e coi grandi occhioni lucenti fissi su di lei. Le sembrava di sentire il vero suono della sua voce, e di vedere quella caratteristica mossa della sua testolina quando rigettava indietro i capelli che volevano coprirle gli occhi. Mentre ella era tutta intenta ad ascoltare, o sembrava che ascoltasse, tutto il luogo d'intorno si popolo` delle strane creature del sogno di sua sorella.
Ecco un frusci`o fra l'erba, mentre il Coniglio passava trotterellando e il Topo impaurito s'apriva a nuoto una via attraverso lo stagno vicino. Ella poteva sentire il rumore delle tazze mentre la Lepre di Marzo e i suoi amici partecipavano alla merenda perpetua; udiva la stridula voce della Regina che mandava i suoi invitati a morte. E poi ancora, il bimbo Porcellino che starnutiva sulle ginocchia della Duchessa, mentre le pentole e i piatti volavano e s'infrangevano dovunque; e poi l'urlo del Grifone, lo stridore del gesso della Lucertola sulla lavagna, e i Porcellini d'India che soffocavano nel sacco chiuso, mentre da lontano si udivano i singhiozzi della Falsa-Tartaruga.
Sedeva cosi` la sorella di Alice, con gli occhi chiusi e le pareva di sentirsi trasportata anche lei nel Paese delle Meraviglie, mentre sapeva benissimo che, guardandosi attorno, avrebbe trovato tutto normale e noioso come prima. Il fruscio nell'erba proveniva soltanto dal vento che la muoveva, le canne facevano fremere l'acqua dello stagno, e il tintinnio delle tazze altro non era che il suono delle campanelle delle pecore e la voce stridula della Regina era quella del pastorello che chiamava il gregge...e tutti gli altri rumori si confondevano con quelli provenienti dalla vicina fattoria...invece del lamento della Falsa-Tartaruga si udiva il muggito delle mucche.
E, alla fine, ella immagino` la sorella diventata adulta anche lei, pur conservando sempre il cuore puro e semplice della bambina d'un tempo. La vide circondata da frotte di altri bambini ansiosi di ascoltare dalla sua bocca tante belle storielle, la vide partecipe delle loro piccole pene e delle loro gioie ricordando i tempi beati della propria fanciullezza, di un'estate felice, ormai tanto lontana.

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