sabato 18 aprile 2009

Capitolo V " Il consiglio del Bruco"


Lewis Carroll
CAPITOLO V
"Il consiglio del Bruco"


Alice e il Bruco si guardarono l'un l'altro in silenzio per un po' di tempo. Finalmente il Bruco, togliendosi la pipa di bocca, si rivolse ad Alice e, con voce stanca e strascicata, le chiese:"Chi sei tu?".
Come principio per una conversazione, certo non era molto invitante. Alice titubo` un momento, poi disse:"Io...io non so piu` esattamente chi sia, dopo tutto quello che mi e` capitato oggi...So chi ero stamattina, ma poi sono diventata un'altra e questo per parecchie volte...".
"Che cosa intendi dire? - chiese in tono severo il Bruco - Spiegati!".
"Temo che non potro` spiegarmi - rispose Alice - perche`, vede, io non sono piu` io!".
"Non ho capito niente!" disse il Bruco.
"Mi spiace - spiego` Alice gentilmente - ma non so esprimermi altrimenti. Non so che cosa mi sia capitato, ma oggi continuo a cambiare di statura...ora sono grande grande, ora piccina piccina. E' veramente strano, io non capisco piu` nulla."
"Strano? Niente affatto!", obietto` il Bruco.
"Eppure, signor Bruco, anche lei trovera` strano di vedersi un giorno trasformato in crisalide e poi in farfalla, o no?".
"Non credo proprio!" replico` il Bruco.
"Dipende dalla propria sensibilita` - disse Alice - Per me sarebbe sicuramente molto strano."
"Per te - disse il Bruco - Ma chi sei tu in fin dei conti?!?"
Si era ritornati cosi` al principio della conversazione. Quella domanda ripetuta non andava proprio giu` ad Alice che si rivolse quindi in tono severo al Bruco e chiese:"Mi sembra che dovrebbe dirmi lei prima chi e`?!"
"E perche` mai?" borbotto` il Bruco.
Siccome Alice non sapeva che cosa rispondere a una tale domanda, e il Bruco le sembrava di cattivo umore, penso` bene di svignarsela.
"Torna indietro! - comando` il Bruco - Devo dirti una cosa importante."
Alice, allora, si avvicino` di nuovo al fungo.
"Devi controllare meglio la tua ira!" disse il Bruco.
"E' tutto quello che mi devi dire?" chiese Alice soffocando un moto di rabbia.
"No", rispose il Bruco.
Alice penso` che era meglio aspettare pazientemente, tanto non aveva altro da fare, e forse il Bruco aveva proprio qualche cosa di interessante da dirle. Dopo alcuni minuti di silenzio, il Bruco si tolse la pipa di bocca, allargo` le braccia e disse:"Bene, bene, tu credi dunque di essere diventata un'altra?".
"Veramente lo temo, caro signore, poiche` non mi ricordo piu` delle cose di una volta, e non passa un quarto d'ora senza che io diventi o piu` grande o piu` piccina...", rispose Alice impressionata.
"Che cosa non ricordi, per esempio?” volle sapere il Bruco.
"Le poesie...Volevo recitare la vispa Teresa e non sono piu` stata capace. E si` che, a scuola, la sapevo per benino!"
"Allora prova a recitare la poesia del nonno Battista" le suggeri` il Bruco.
Alice obbedi` e comincio`:

"Sei vecchio, caro babbo - gli disse il ragazzino - sulla tua chioma splende, quasi un candore alpino; eppur costantemente cammini sulla testa: ti sembra per un vecchio buona maniera questa?"
"Quand'ero bambinello - rispose il vecchio allora - temevo di mandare il cervello in malora; ma adesso persuaso di non averne affatto, a testa in giu` cammino piu` agile d'un gatto."

"Sei vecchio, caro babbo - gli disse il ragazzino - e sei capace e vasto piu` d'un grosso tino: e pur sfondato hai l'uscio con una capriola; dimmi da quali acrobati andasti, babbo, a scuola?"
"Quand'ero bambinello - rispose il padre saggio, per rafforzar le membra, io mi facea il massaggio sempre con quest'unguento; un franco alla boccetta, chi comperarlo vuole, fa bene se s'affretta."

"Sei vecchio, caro babbo - gli disse il ragazzino - e tu non puoi mangiare che pappa nel brodino; pure hai mangiato un'oca col becco e tutte l'ossa Ma dimmi ove la pigli, o babbo, tanta possa?"
"Un di` apprendevo legge - il padre allor gli disse - ed ebbi con mia moglie continue liti e risse; e tanta forza impressi alle ganasce allora, tanta energia che, vedi, mi serve bene ancora."

"Sei vecchio caro babbo - gli disse il ragazzino e certo come un tempo non hai piu` l'occhio fino: pur reggi in equilibrio un pesciolin sul naso, or come cosi` desto, ti mostri in questo caso?"
"A tutte le domande, io t'ho risposto gia`, e finalmente basta! - risposegli il papa`: "Se tutto il giorno poi, mi vuoi cosi` seccare, ti faccio con un calcio, le scale ruzzolare".
"Non l'hai recitata molto bene. - osservo` il Bruco - Ma lasciamo stare". Poi, dopo qualche minuto di silenzio, vedendo Alice piuttosto umiliata, riprese:"Dimmi, quale statura vorresti avere?".
"Beh, non saprei esattamente - disse Alice - solo non vorrei cambiare cosi` spesso. Che ne pensa, lei?"
"Io non penso niente", rispose il Bruco.
Alice tacque. Quel signor Bruco era uno spirito di contraddizione fenomenale. In vita sua non era stata mai tante volte contraddetta, e non ne poteva proprio piu`.
"Sei contenta di come sei adesso?" volle sapere il Bruco.
"Vorrei essere un tantino piu` alta, se non le spiace. - rispose gentilmente Alice - Una statura di 8 centimentri e` un po' meschina".
"Otto centimetri fanno una magnifica statura" disse il Bruco collerico, rizzandosi come uno stelo mentre parlava (egli era alto esattamente otto centimetri).
"Ma io non ci sono abituata! - si scuso` Alice in tono lamentoso. E poi penso` fra se`: "Questa bestiolina s'offende per nulla!".
"Col tempo ti ci abituerai", disse il Bruco, e rimettendosi la pipa in bocca ricomincio` a fumare.
Questa volta Alice aspetto` pazientemente che egli ricominciasse a parlare. Dopo due o tre minuti, il Bruco si tolse la pipa di bocca, sbadiglio` due o tre volte, e si scosse tutto. Poi discese dal fungo, e se ne ando` strisciando nell'erba, dicendo soltanto queste parole:"Un lato ti fara` diventare piu` alta e l'altro ti fara` diventare piu` bassa."
"Un lato di che cosa? E l'altro lato di che cosa?” penso` Alice fra se`.
"Del fungo.", disse il Bruco, come se Alice lo avesse interrogato ad alta voce e subito scomparve.
Alice rimase pensierosa un minuto guardando il fungo, cercando di scoprirne i due lati, ma siccome era perfettamente rotondo, trovo` la cosa difficile. A ogni modo allungo` piu` che le fu possibile le braccia per circondare il fungo, e ne ruppe due pezzetti dell'orlo a destra e a sinistra.
"Bene, e adesso?" si chiese. E intanto provo` a mangiare il pezzo di fungo che teneva nella mano destra. Immediatamente senti` un gran colpo sotto il mento. Era caduta sul proprio piede.
Naturalmente si spavento` di questo rapido cambiamento, ma non c'era tempo da perdere poiche` si sentiva rimpicciolire a vista d'occhio. Cerco` allora di mangiare il pezzetto di fungo che teneva nella mano sinistra. La cosa le riusci` molto difficile perche` quasi non poteva piu` aprire la bocca, tanto il mento premeva contro il piede. Finalmente pote` mandar giu` un bocconcino.
"Meno male! Ora posso almeno muovere la testa!" esclamo`. Ma, ahime`, dove erano andate a finire le sue spalle? Per quanto abbassasse lo sguardo non riusciva a vedere le spalle. Collo, nient'altro che un lunghissimo collo! Sembrava uno stelo che spuntava dalle erbe.
"Ma che cos'e` questa roba verde?” disse Alice. "Per l'amor del cielo, dove sono le mie spalle? E perche` non posso piu` vedere le mie mani?” E intanto cercava di muovere le mani, cosi` lontane da lei, ma non vedeva che il muoversi delle erbe in basso.
Siccome le sue mani non arrivavano alla testa, penso` che forse la testa sarebbe arrivata giu` alle mani, se avesse provato a chinarla. Subito noto`, con grande piacere, che il lungo collo era molto flessibile e si muoveva di qua e di la`, come un serpente. Lo piego` graziosamente verso il fogliame per nascondersi, quando fu sorpresa da uno sbattere di ali e un grosso piccione le volo` sul viso.
"Serpente!" urlo` il Piccione.
"Ma io non sono un serpente!” disse Alice indignata. "Lasciami in pace!"
"Serpente, dico! - ripete` il Piccione, ma con tono piu` dimesso, e aggiunse singhiozzando:"Ho cercato tutti i rimedi, ma invano".
"Ma io non so nemmeno di cosa parli!" disse Alice.
"Ho tentato in una radice, ho tentato sulla riva del ruscello, in una siepe - si lamento` il Piccione - ma e` tutto inutile. Oh, questi serpenti! Non sono mai contenti!".
Alice sempre piu` confusa, penso` che sarebbe stato inutile dir nulla, fino a che il Piccione non avesse finito.
"Come se fosse poco disturbo covare le uova - disse il Colombo - Bisogna vegliarle giorno e notte! Sono tre settimane che non chiudo occhio!"
"Mi dispiace di vederti cosi` sconsolato!" disse Alice, che cominciava a capire.
"E adesso che avevo trovato l'albero piu` alto del bosco per fare il mio nido e deporre le uova, ecco che un serpente arriva giu` dal cielo! - grido` il Piccione esasperato - Brutto serpentaccio che non sei altro!".
"Ma ti ripeto che io non sono un serpente! - disse Alice - Io sono...io sono..."
"Su dillo! Chi sei? Come se non si vedesse che stai inventando una bugia", la interruppe il Piccione.
"Io sono una bambina." disse Alice un po' incerta dopo tutti i cambiamenti che aveva fatto.
"Ma brava! Ah, tu sei una bambina? Io ne ho viste tante di bambine nella mia vita, ma nessuna aveva un collo lungo come il tuo!" urlo` il Piccione. "No, no, tu sei un serpente e le tue bugie non stanno in piedi. Ora vorrai anche farmi credere che tu non sai che cos'e` un uovo e che non l'hai mai mangiato!".
"Certo che ho mangiato un uovo. Devi sapere che le bambine piccole mangiano uova cosi` come i serpenti."
"Non ci credo - disse il Piccione - e se ne mangiano, vuol dire che sono una specie di serpenti, e basta!"
Questa idea parve cosi` nuova ad Alice che rimase in silenzio per uno o due minuti; il Piccione allora colse quell'occasione per aggiungere:"Tu vai a caccia di uova, questo e` certo, e che m'importa, che tu sia una bambina o un serpente?"
"Ma importa moltissimo a me. - rispose subito Alice - Ad ogni modo non vado in cerca di uova; e anche se ne cercassi, non ne vorrei delle tue; crude non mi piacciono".
"In ogni caso, via di qui!" ordino` il Piccione. E intanto si accomodo` di nuovo sopra le sue uova. Alice volle piegarsi sotto gli alberi, ma le riusciva molto difficile, perche` il collo, cosi` lungo com'era, si intricava fra i rami e lei faceva fatica a districarlo.
Dopo qualche istante, si ricordo` che aveva ancora nelle mani i due pezzettini di fungo, e si mise all'opera con molta accortezza addentando ora l'uno ora l'altro, e cosi` diventava ora piu` alta ora piu` bassa, finche` riusci` a riavere la sua statura giusta. Era da tanto tempo che non aveva la sua statura giusta, che dapprima le parve strano; ma vi si abituo` in pochi minuti, e ricomincio` a parlare fra se` come al solito:"Ecco sono a meta` del mio piano! Sono pure strani tutti questi mutamenti! Non so mai che diventero` da un minuto all'altro! Ad ogni modo, sono tornata alla mia statura normale: ora bisogna pensare ad entrare in quel bel giardino... Ma come faro`?" E cosi` dicendo, giunse senza avvedersene in un piazzale che aveva nel mezzo una casettina alta circa un metro e venti. "Chiunque vi abiti - penso` Alice - non posso con questa mia statura fargli una visita; gli farei una gran paura!" E comincio` ad addentare il pezzettino che aveva nella mano destra, e non oso` avvicinarsi alla casa, se non quando ebbe la statura d'una ventina di centimetri."

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