sabato 18 aprile 2009

Capitolo IV "La casetta del Coniglio"

Lewis Carroll
CAPITOLO IV
"La casetta del Coniglio"

Chi veniva innanzi a passettini leggeri era il Coniglio, che si guardava intorno con occhi spaventati e sembrava cercasse qualcosa. Alice udi` che sospirava:"La Duchessa! La Duchessa! Oh, le mie belle zampine! La mia pelliccia bianca e i miei bei baffi! Mi fara` tagliar la testa, com'e` vero che una vipera e` una vipera! Ma dove li avro` smarriti?” Alice indovino` subito che il Coniglio aveva smarrito i guanti di pelle e il ventaglio. E, buona com'era, si mise anche lei a cercarli. Ma i guanti e il ventaglio non si trovavano. D'altra parte, tutto era cambiato intorno a lei, dopo il bagno nello stagno di lacrime. La sala, con il tavolino di vetro e le piccole porte, era scomparsa.
Il Coniglio si accorse della presenza di Alice e vide che cercava qualcosa:"Marianna! - urlo` con voce stizzosa - Che cosa cerchi qui fuori? Corri subito a casa a prendere un paio di guanti e il mio ventaglio! Ma spicciati!". Alice si spavento` talmente che, senza chiedere spiegazioni, corse subito via nella direzione indicata dal Coniglio.
"Mi ha preso per la sua domestica - penso` camminando - rimarra` di stucco quando si accorgera` chi sono io! In ogni caso pero` i guanti e il ventaglio glieli voglio riportare, cioe`, se li trovo, ovviamente". Era arrivata cosi` davanti ad una bella casetta, pulita, con una targhetta di ottone sulla quale stava scritto: C. Bianco. Senza bussare, Alice entro` e sali` in fretta le scale, perche` temeva di incontrare la vera Marianna che l'avrebbe cacciata fuori di casa, prima che avesse trovato quanto cercava.
"Che strana cosa fare commissioni per un coniglio. - disse Alice a se stessa - Probabilmente in futuro dovro` farne anche per la mia Micina". E gia` si immaginava la scena:"Signorina Alice, qui, per piacere! E' l'ora della passeggiata!". "Eccomi qui, zia! Ma dovrei badare che non scappi il topolino dal buco, finche` non torna Micina". "Pero` non credo - penso` Alice - che Micina potrebbe stare ancora in casa nostra se comandasse cosi`".
Nel frattempo era arrivata in una bella cameretta, ordinata e pulita, con un tavolino vicino alla finestra. E sul tavolino ecco ( come aveva previsto Alice) il ventaglio e due o tre paia di guanti di pelle. Prese dunque un paio di guanti e il ventaglio; stava per uscire dalla camera, quando vide, vicino allo specchio, una bottiglietta sulla quale non si vedeva la solita etichetta "BEVIMI!". Alice la sturo` ugualmente e l'accosto` alle labbra. "Ormai so che anche stavolta capitera` qualcosa di interessante, come sempre quando bevo o mangio qualche cosa. Voglio proprio vedere che effetto mi fa questa bevanda. Spero mi faccia ridiventare grande, perche` sono stufa di andare in giro cosi` piccina!”.
E infatti l'effetto fu immediato. In men che non si dica, appena Alice ebbe bevuto l'ultima goccia, divento` cosi` alta che la testa batteva contro il soffitto della cameretta e la bambina dovette curvarsi per non farsi male. Rimise in fretta la bottiglietta al suo posto e disse:"Basta ora con la crescita. Gia` non posso uscire dalla porta. Almeno non avessi bevuto cosi` tanto!".
Ma ormai era troppo tardi. Alice cresceva, cresceva e presto dovette inginocchiarsi, poi stendersi addirittura sul pavimento, con un gomito contro la porta e l'altro braccio sotto la testa. E quando non ebbe piu` posto nella camera, fu costretta ad allungare un braccio fuori dalla finestra e una gamba su per la cappa del camino. Che ne sara` di me?” si chiedeva intanto.


Per fortuna, finalmente l'effetto della misteriosa bevanda cesso`. Ma intanto la bambina era talmente cresciuta, che si domando`, spaventata come mai avrebbe potuto uscire da quella stanzetta. Immaginarsi la sua tristezza!
"Si stava proprio meglio a casa - pensava - la` almeno non continuavo a crescere e a diminuire di statura,e non c'erano ne` conigli ne` topi che mi comandassero a bacchetta. Almeno non fossi entrata nella tana del Coniglio...eppure...eppure...la vita che conduco qui e` strana ma interessante. Mi piacerebbe proprio sapere che cosa mi e` successo. Una volta, quando leggevo le fiabe, pensavo che certe cose non possono accadere, che sono frutto della fantasia. E ora, eccomi proprio nel bel mezzo di una fiaba. Si dovrebbe scrivere un libro sulle mie avventure, davvero. Quando saro` grande lo scrivero` io il libro!".
“Quando saro` grande? Ma sono grande! Piu` di cosi`...non potro` diventare...Gia` , ma allora non diventero` nemmeno piu` vecchia di adesso? Beh, e` gia` una consolazione il fatto di non dover diventare una vecchia signora...D'altra parte, allora dovro` continuare a studiare, e questo non mi piacerebbe affatto!”
Alice continuo` ancora per un pezzo a chiacchierare con se stessa, esaminando il pro e il contro della situazione nella quale si trovava, allorquando udi` una voce, fuori della casetta. Stette in ascolto.
"Marianna! Marianna! - diceva la voce - Portami subito i miei guanti!". Ed ecco dei passetti sulle scale. Poteva essere soltanto il Coniglio, che la cercava. Dalla paura, Alice incomincio` a tremare come una foglia, tanto che tutta la casetta traballava. La sciocchina non rifletteva che non c'era motivo di aver paura del Coniglio. Ormai lei era diventata mille volte piu` grossa di lui.
Intanto il Coniglio era arrivato alla porta della cameretta e avrebbe voluto aprila. Ma non ci riusciva, poiche` il gomito di Alice, dall'altra parte, la teneva chiusa. Il Coniglio disse allora:"Entrero` dalla finestra."
"Vediamo un po' se ci riesci", penso` Alice. Quando ebbe calcolato che il Coniglio poteva essere arrivato sotto la finestra, allargo` la mano che teneva fuori per acchiapparlo. Ma aveva annaspato nel vuoto. Pero` udi` un piccolo grido e, subito dopo, un tintinni`o di vetri rotti. Da cio` dedusse che il Coniglio doveva essere caduto sui vetri di una serra.

Poi udi` la voce piena d'ira del Coniglio:"Battista! Battista! Ma dove sei?". E una voce ignota rispose:"Sono qui, Eccellenza, a pungere le mele!".
"A pungere le mele? Che cosa e` questa storia? - grido` il Coniglio arrabbiatissimo - Invece di correre in mio aiuto!" (E si senti` ancora il tintinni`o dei vetri.)
"E ora, Battista, mi sai dire che cos'e` che pende fuori dalla finestra della mia camera?"
"Ma, Eccellenza, e` un blaccio!" (Battista non sapeva pronunciare la r.)
"Un braccio? Asino che non sei altro. Non esiste un braccio cosi` grosso. Non vedi che riempie tutta la finestra?"
"Eppule, Eccellenza, si tlatta ploplio di un blaccio."
"In ogni caso, la cosa non mi garba. Va subito a togliere quel braccio!".
Il povero Battista non se la sentiva di ubbidire e cercava mille scuse. E il Coniglio, sempre piu` infuriato, lo copriva di invettive:"Fa' quello che ti dico! Vigliacco!". Nel frattempo Alice allargo` di nuovo la mano nell'intento di afferrare il Coniglio, ma non ci riusci`. Stavolta udi` pero` due strilli e un nuovo fracasso di vetri rotti. Penso`:"Ma quante serre ci sono qui? E che cosa faranno adesso? Tenteranno di tirarmi fuori dalla finestra? Almeno ci riuscissero! Non vorrei rimanere qui eternamente!"
Intanto, di fuori, si udivano voci affannose ed eccitate, e rumore di ruote. "La scala! Dov'e` la scala a pioli? Quella lunga! Guglielmo, Guglielmo, porta la scala allungabile! Appoggiala alla finestra, su da bravo. Sali sul tetto! Scosta le tegole! Attenzione! Chi scende ora per la cappa del camino? Tu? Io, no! Guglielmo, sei tu che devi scendere per la cappa del camino, capito? L'ha detto il padrone!".
"Ah - penso` Alice - chi e` questo Guglielmo che deve scendere per la cappa del camino? Glielo faccio vedere io a quello li`! Si prendera` un bel calcio nel sedere!"
Ritiro` come pote` la gamba dal camino e si preparo` a mollare il colpo all'intruso. Quando udi` dei rumori su per la cappa, aspetto` che quel non so che fosse a portata del suo piede e..."Toh, questo e` per te!", gli sferro` un calcio potente.
Segui` un grande silenzio. Poi, giu` nel giardino si udirono voci concitate:"Guardate, guardate, Guglielmo vola sopra il camino!". Difatti, il povero Guglielmo, spinto dal calcio di Alice, era volato fuori dal camino ed era andato a finire sbatacchiato contro la siepe. "Sollevategli la testa! - urlava il Coniglio - Portate un po' di cognac...eh, adagio, altrimenti si ingozza...Beh, poverino, come va? Che cosa ti e` capitato? Racconta!".

E il povero Guglielmo, con una vocina flebile, flebile:"Che ne so io? Si`, sto meglio, ora. Ma sono talmente spaventato che non posso raccontare...So soltanto che quando ero quasi in fondo al camino, una specie di diavolo mi ha lanciato in alto, come un razzo...Che spavento!".
"Davvero...poverino!" dissero gli altri.
"Dobbiamo incendiare la casa!" disse il Coniglio. Allora Alice urlo` con quanta voce aveva:"Se fate questo, badate, chiamo subito la Micina!".
A questa minaccia segui` un silenzio di tomba. "Ora sono proprio curiosa di sapere cosa faranno", penso` Alice. "Se fossero un po' intelligenti, scoprirebbero il tetto, no?". Dopo un po' si udi` un gran tramesti`o giu` in giardino e la voce del Coniglio che diceva:"Ma una carriola bastera`.".
"Una carriola di che cosa?” penso` Alice. Si accorse poi subito che cosa aveva trasportato la carriola, perche` le piovve in camera una fitta sassaiola. Alcuni sassolini la colpirono proprio in faccia. Allora grido` minacciosa:"Se non la piantate, guai a voi!". Di nuovo silenzio di tomba!
Con grande meraviglia Alice si accorse che alcuni sassolini che giacevano sul pavimento si erano trasformati in altrettanti pasticcini. "E se ne mangiassi uno? - disse fra se` e se`- Tanto, piu` grande e grossa di cosi` non posso diventare. Forse, invece, diventero` di nuovo piccina."
Mando` giu` un pasticcino e subito noto` che si sentiva diventare piu` piccola. Allora continuo` a mangiare pasticcini fino a che si accorse di essere ridiventata piccina piccina. Pote` cosi` uscire dalla porta della camera e da quella di casa. Sulla soglia si vide attorniata da una quantita` di animaletti e uccelletti. Nel mezzo della brigata c'era la povera Lucertola (era Guglielmo) che Alice aveva mandato a gambe all'aria col suo calcio ben centrato, povero Guglielmo! Aveva l'aspetto sofferente e due porcellini d'India dovevano sostenerlo, mentre gli somministravano un cordiale. Tutte le bestioline si lanciarono contro Alice, che si vide costretta a fuggire a gambe levate verso il bosco.
"Prima di tutto - riflette` Alice vagando fra gli alberi - devo trovare il modo di riacquistare la mia statura normale. Poi ritrovare la strada che conduce al giardino".
Il suo piano era eccellente. Pero` c'era una difficolta`. Come realizzarlo? Mentre cosi` rimuginava, passando un po' ansiosa fra le piante del bosco, ecco, sopra il suo capo, un abbaiare tutt'altro che invitante.
Guardo` su e vide fra i rami un grosso cucciolo che allungava la zampa verso di lei. "Ma che cosa fa qui il mio cucciolino?" chiese Alice in tono affettuoso, perche`, a dir la verita` aveva una paura da matti. Poteva darsi che il cucciolo avesse una gran fame. E allora, povera Alice, avrebbe anche potuto divorarla.

Senza riflettere oltre, Alice prese un bastoncino e incomincio` a giocare con il cucciolo, che saltava di qua e di la` per afferrare il bastone. Il cane faceva certi salti che, se avesse investito la bambina, quella sarebbe andata a gambe all'aria. Percio`, per prudenza, ogni volta che il cane spiccava un salto, Alice si nascondeva dietro un cardo. La bambina si aspettava ogni momento di essere calpestata dall'animale. Il cucciolone finalmente, stanco per il gran correre e saltare, si fermo` ansante, con la lingua penzoloni e gli occhi chiusi.
Questo sembro` ad Alice il momento buono per svignarsela. Via dunque di corsa attraverso il bosco, lontano il piu` possibile, finche` la voce del cane si spense del tutto.
"Pero`, in fine dei conti, era un simpatico cagnolino - disse Alice appoggiandosi ad un ranuncolo e facendosi aria con una delle sue foglie - Gli avrei insegnato tante cose, se avessi avuto la giusta statura. Toh! Avevo quasi dimenticato che dovrei riavere la mia statura normale. Ma, come fare? Dovrei di nuovo mangiare o bere qualcosa. Ma...cosa?".

Ecco il gran problema! Si guardo` intorno alla ricerca di roba mangereccia...Fiori, foglie, erbe...Pero`, un po' piu` lontano, ella scorse un fungo, grande piu` o meno come lei, e, dopo averlo osservato di sotto, volle esaminare che cosa c'era sul cappello.
Alzandosi in punta di piedi, si affaccio` all'orlo del fungo, e il suo sguardo si fermo` su di un grosso Bruco azzurro che se ne stava seduto tranquillamente nel centro con le braccia conserte e fumava una lunga pipa pacifico come un re.

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