martedì 30 ottobre 2007

Ricetta "Riso al Latte con Castagne"

Riso al Latte con Castagne




Per 4 persone
Preparazione 30

Ingredienti :
300 gr di riso 300 gr. di castagne

50 gr. di burro

1 litro di latte semi di finocchio foglie di alloro sale






Ricetta :

Incidere la buccia delle castagne e lessarle in acqua leggermente salata con un cucchiai si semi di finocchio e due foglie di alloro. Sbucciarle,togliendo anche la pellicina interna:In un tegame far sciogliere il burro, unirvi le castagne insaporire per qualche minuto, unire il riso e pian piano il latte bollente, salato, sino a ultimare la cottura.

Le "Castagne"



Le Castagne
Le castagne simboleggiano l'arrivo dell'autunno.Sono caratterizzate da forma tonda da un lato e piatta dall'altro. La loro polpa è chiara ed è ricoperta da una sottil pellicola rosso-bruno e da una buccia piuttosto resistente di colore marrone.Il riccio, contrariamente a quanto si pensa, è il frutto che contiene la castagna che è il seme.


Principi nutritivi delle CastagneLa composizione ed il valore calorico rivela la forte presenza di sali minerali, soprattutto di potassio, seguito da fosforo, zolfo, magnesio, cloro, calcio, ferro, sodio.Tra le vitamine sono presenti la vitamina C, B1, B2, PP.I principi nutritivi contenuti sono: gli zuccheri, le proteine e i grassi. A differenza della gran parte dei frutti a polpa (mele, pesche ecc.) il contenuto in acqua è relativamente modesto, nel prodotto fresco si aggira intorno al 50 %.Per quanto riguarda le calorie, 100 gr. di castagne fresche sviluppano 200 calorie. Nelle castagne secche le calorie diventano 370, sempre per 100 gr. di prodotto, così come aumenta la presenza di sali minerali e di vitamine; è assente invece la vitamina C, che va via durante il processo di essiccazione.

Varietà:Esistono due varietà:le castagne e i marroni.I marroni sono semplicemente più grossi rispetto alla castagna, e hanno una forma ovale o a cuore. La polpa dei marroni è poco aderente alla pellicola e la buccia è solitamente più chiara.

Suggerimenti:Quando acquistate le castagne accertatevi che i frutti maturi siano integri e sodi, anche se cedevoli al tatto. La buccia deve essere intatta, di colore brillante e uniforme, priva di parti di colore verde o scuro.

Autunno

Autunno









La parola autunno deriva dal latino autunnus. Per gli abitanti dell'emisfero boreale comincia il 23 settembre e termina il 21 dicembre, mentre per gli abitanti dell'emisfero australe è il periodo che va dal 21 marzo al 21 giugno.
Corrisponde al tempo che passa fra l'equinozio autunnale e il solstizio invernale. Dal principio dell'autunno fino alla fine, i giorni vanno decrescendo.La stagione dell'autunno fu, rispetto alla divisione dell'anno, stabilita dopo il IV secolo d. C. . Nei tempi antichi non si conoscevano che tre stagioni: la primavera, l'estate, l'inverno.
Il lamento degli alberi.

L'autunno cominciò precocemente, quell'anno: un settembre piovoso e freddo seguiva all'agosto torbido di uragani. La vegetazione risentiva già la vecchiaia, ma nelle ore di sereno, pareva si ribellasse e che tutto fosse finito; e si coloriva d'oro e di rosso.


Cade una foglia che pare tinta di sole, che nel cadere ha l'iridescenza d'una farfalla: ma appena giunta a terra, si confonde con l'ombra, già morta.


È bastato il fruscìo per scuotere tutto l'albero, che comincia a lamentarsi. D'albero in albero, il lamento si estende. Giù tutte le foglie! E con le foglie cade anche qualche frutto: la pigna si spacca e i pignuoli le si staccano e cadono come i denti dalla bocca del vecchio.



I rami più alti, con ancora le foglie verdi, si sbattono in una lotta leggera; alcuni dicono di sì, altri di no: e i primi si sbattono contro i secondi, per pogliarsi più presto, flagellandoli con crudeltà, poi tutto di nuovo si placa, in una stanchezza dolce, rassegnata.


Ma quando il velo del crepuscolo ricopre ogni cosa, il lamento ricomincia, e dà l'impressione che davvero la natura sia malata e non possa sopportare oltre in silenzio il suo dolore.

Grazia Deledda, Romanzi e novelle- Mondadori


Mattino d'autunno
Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s'alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce dalle sommità dei monti opposti scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii e nella valle.
Un venticello d'autunno, staccando dai rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere qualche passo distante dall'albero.


A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancora tesi, brillavano le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra, lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta nei campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza.


Alessandro Manzoni

Sera d'autunno

La sera
si vestì di freddo.
Dietro i vetri appannati
tutti i bambini
vedono tramutarsi in uccelli
un albero giallo.

La sera è distesa
lungo il fiume.

Un rossore di mela
trema sui tetti.
F. G. Lorca

lunedì 29 ottobre 2007

Pasta alla Norma


Pasta alla Norma

Ingredienti per 4 persone
3 melanzane grosse tonde 1kg di pomodori pelati ricotta salata basilico aglio 1 pacco di penne olio d’oliva

Preparazione:
T
aglia le melanzane a rotelle di 3 cm mettile a scolare dentro un colapasta cosparse di sale grosso e quando avranno perso l’amaro sciacquate velocemente sotto l’acqua corrente, asciugale e friggile in abbondante olio d’oliva.
Soffriggere una cipolla tagliata finemente poi aggiungere la salsa di pomodoro con il sale.
Cuocere le penne, scolarle poi aggiungere la salsa di pomodoro , le melanzane il basilico ed infine grattugiare la ricotta salata.




La Pasta alla Norma, è un piatto originario della città di Catania.
Sembrerebbe che a dare il nome Norma alla ricetta sia stato Nino Martoglio, il noto commediografo catanese: Davanti ad un piatto di pasta così condito esclamò: “E’ una Norma! Ad indicarne la suprema bontà, paragonandolo all’ opera di Vincenzo Bellini.

Cecilia Bartoli sings Casta Diva (Maria Malibran tribute)

Opera "Casta Diva" di Vincenzo Bellini

Teatro Massimo Bellini de Catania
Casta Diva
[1831]Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
dalla "Norma", atto I.

"Casta Diva" è il cantabile della cavatina della protagonista nella Norma di Vincenzo Bellini.È la pagina più celebre composta da Bellini. Il compositore francese Fromental Halévy dichiarò che avrebbe barattato tutta la sua musica per quest'aria.Si colloca nel numero 4 dello spartito, la "scena e cavatina" di Norma, dove costituisce la sezione cantabile, dopo il recitativo "Sediziose voci" e prima del tempo di mezzo "Fine al rito; e il sacro bosco" e della cabaletta "Ah! bello a me ritorna".Costituisce una preghiera che la sacerdotessa gallica eleva alla luna. È preceduta dalla didascalia:«[Norma] Falcia il vischio: le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini. Norma si avanza, e stende le braccia al cielo. La luna splende in tutta la sua luce. Tutti si prostrano.»


Casta Diva che inargenti
queste sacre antiche piante
a noi volgi il bel sembiante
senza nube e senza vel.
Tempra, o Diva,tempra tu de' cori ardenti
tempra ancor lo zelo audace
spargi in terra quella pace
che regnar tu fai nel ciel.



Fine al rito : e il sacro bosco
Sia disgombro dai profani.
Quando il Nume irato e fosco,
Chiegga il sangue dei Romani,


Dal Druidico delubro
La mia voce tuonerà.
Cadrà; punirlo io posso.
(Ma, punirlo, il cor non sa.


Ah! bello a me ritorna
Del fido amor primiero;
E contro il mondo intiero...
Difesa a te sarò.


Ah! bello a me ritorna
Del raggio tuo sereno;
E vita nel tuo seno,
E patria e cielo avrò.



Ah, riedi ancora qual eri allora,
Quando il cor ti diedi allora,
Ah, riedi a me.)

domenica 28 ottobre 2007

Vincenzo Bellini

Vincenzo Bellini
Musicista





Vincenzo Bellini
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini (Catania, 3 novembre 1801Puteaux, 23 settembre 1835) è stato un compositore italiano, tra i più celebri operisti dell'Ottocento.
Le sue opere più famose e rappresentate sono La sonnambula, Norma e I puritani.
Indice[nascondi]
1 Biografia
2 Stile
3 Composizioni
3.1 Opere liriche
3.2 Composizioni vocali da camera
3.2.1 Perdute
3.3 Arie e cantate
3.4 Musica sinfonica
3.5 Musica per pianoforte
3.6 Musica per organo
3.7 Musica sacra
4 Curiosità
4.1 Per il centenario del 1901
5 Note
6 Bibliografia
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni

Biografia [modifica]

La tomba di Bellini al Père Lachaise fino al 1876

Studiò musica prima a Catania, sua città natale, poi a partire dal 1819, grazie ad una borsa di studio offerta dal comune di Catania, si trasferì a Napoli per perfezionarsi al conservatorio. Qui tra i suoi maestri ebbe Nicola Antonio Zingarelli, che lo indirizzò verso lo studio dei classici e il gusto per la melodia piana ed espressiva, senza artifici e abbellimenti, secondo i dettami della scuola musicale napoletana. Tra i banchi del conservatorio conobbe il calabrese Francesco Florimo, la cui fedele amicizia lo accompagnerà per tutta la vita e dopo la morte, allorché Florimo diventerà bibliotecario del conservatorio di Napoli e sarà tra i primi biografi dell'amico prematuramente scomparso.
In questo periodo Bellini compose musica sacra, alcune sinfonie d'opera e alcune arie per voce e orchestra, tra cui la celebre Dolente immagine, oggi nota solo nelle successive rielaborazioni per voce e pianoforte.
Nel 1825 presentò al teatrino del conservatorio la sua prima opera, Adelson e Salvini, come lavoro finale del corso di composizione. L'anno dopo colse il primo grande successo con Bianca e Fernando, andata in scena al teatro San Carlo di Napoli col titolo ritoccato in Bianca e Gernando per non mancare di rispetto al principe Ferdinando di Borbone.
L'anno seguente il celebre Domenico Barbaja commissionò a Bellini un'opera da rappresentare al Teatro alla Scala di Milano. Partendo da Napoli, il giovane compositore lasciò alle spalle l'infelice passione per Maddalena Fumaroli, la ragazza che non aveva potuto sposare per l'opposizione del padre di lei, contrario al matrimonio con un musicista.
Sia Il pirata (1827) che La straniera (1829) ottennero alla Scala un clamoroso successo: la stampa milanese riconosceva in Bellini l'unico operista italiano in grado di contrapporre a Gioachino Rossini uno stile personale, basato su una maggiore aderenza della musica al dramma e sul primato del canto espressivo rispetto al canto fiorito.
Meno fortuna ebbe nel 1829 Zaira, rappresentata a Parma. Lo stile di Bellini mal si adattava ai gusti del pubblico di provincia, più tradizionalista. Delle cinque opere successive, le più riuscite sono non a caso quelle scritte per il pubblico di Milano (La sonnambula, e Norma, entrambe andate in scena nel 1831) e Parigi (I puritani - 1835). In questo periodo compose anche due opere per il Teatro La Fenice di Venezia: I Capuleti e i Montecchi (1830), per i quali adattò parte della musica scritta per Zaira, e la sfortunata Beatrice di Tenda (1833).
La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Qui Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, tra cui Frédéric Chopin, e il suo linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il Théâtre-Italien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera di grande interesse, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. Ma la sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni da un'infezione intestinale probabilmente contratta all'inizio del 1830.
Bellini fu sepolto nel cimitero Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania.

Stile [modifica]

Dotato di una prodigiosa vena melodica, Bellini dedicò la sua breve vita alla composizione. Il suo talento nel cesellare melodie della più limpida bellezza, conserva ancora oggi un'aura di magia, mentre la sua personalità artistica si lascia difficilmente inquadrare entro le categorie storiografiche. Legato ad una concezione musicale antica, basata sul primato del canto, sia esso vocale o strumentale, il siciliano Bellini portò prima a Milano e poi a Parigi un'eco di quella cultura mediterranea che l'Europa romantica aveva idealizzato nel mito della classicità. Il giovane Wagner ne fu tanto abbagliato da ambientare proprio in Sicilia la sua seconda opera, Il divieto d'amare, additando la chiarezza del canto belliniano a modello per gli operisti tedeschi e tentando di seguirlo a sua volta.
In anni recenti, la musica di Bellini ha attirato l'attenzione di compositori d'avanguardia come Bruno Maderna e, soprattutto, Luigi Nono, che l'hanno riletta al di fuori delle categorie operistiche, concentrando l'attenzione su una particolare concezione del suono, della voce e dei silenzi le cui radici affonderebbero nella musica della Grecia antica e dell'area del Mar Mediterraneo anziché nella moderna tradizione musicale europea...

Composizioni [modifica]
Tutte le composizioni di Bellini saranno pubblicate nella Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini, Milano, Ricordi, 2003 sgg.

Opere liriche [modifica]
Adelson e Salvini (febbraio 1825, Teatrino del Conservatorio di San Sebastiano, Napoli - in 3 atti)
2a versione: modificata a più riprese ma allestita solo il 23 settembre 1992 al Teatro Bellini di Catania (in 2 atti)
Bianca e Gernando (30 maggio 1826, Teatro San Carlo, Napoli)
2a versione: Bianca e Fernando (7 aprile 1828, Teatro Carlo Felice, Genova)
Il pirata (27 ottobre 1827, Teatro alla Scala, Milano)
La straniera (14 febbraio 1829, Teatro alla Scala, Milano)
Zaira (16 maggio 1829, Teatro Ducale, Parma)
I Capuleti e i Montecchi (11 marzo 1830, Teatro La Fenice, Venezia)
La sonnambula (6 marzo 1831, Teatro Carcano, Milano)
Norma (26 dicembre 1831, Teatro alla Scala, Milano)
Beatrice di Tenda (16 marzo 1833, Teatro La Fenice, Venezia)
I puritani (24 gennaio 1835, Théâtre Italien, Parigi)

Composizioni vocali da camera [modifica]

Dolente immagine, versi di Giulio Genoino (?)
Non t'accostare all'urna, di attribuzione incerta, versi di Jacopo Vittorelli
Quando verrà quel dì (1828?)
Venticiel che l'ali d'oro
Sei ariette da camera dedicate a Marianna Pollini (1829)
Malinconia, ninfa gentile, versi di Ippolito Pindemonte
Vanne, o rosa fortunata
Bella Nice, che d'amore
Almen se non poss'io, versi di Pietro Metastasio
Per pietà, bell'idol mio, versi di Pietro Metastasio
Ma rendi pur contento, versi di Pietro Metastasio
Guarda che bianca luna, versi di Jacopo Vittorelli (1832)
Vaga luna che inargenti (1833)
L'abbandono (1833-34)
La ricordanza (1834), versi di Carlo Pepoli
Odia la pastorella, versi di Pietro Metastasio (1834)
O crudel che il mio pianto non vedi (1835?)
Rêve d'enfance, versi di Emilien Pacini
Les joyeux matelots
Viens, prier enfant, di attribuzione incerta, versi di Bay-Harale
Dalla guancia scolorita, canone per soprano e tenore (1835)
Toujours verser des larmes!, versi di Napoléon Crevel de Charlemagne (1835)
Chi per quest'ombre dell'umana vita, canone libero a quattro voci, versi di Giovanni Guidiccioni (1835)
Le souvenir present céleste (1835)

Perdute [modifica]
Mancar mi sento il cor
Numi, se giusti siete, versi di Pietro Metastasio
Amore, versi di Carlo Pepoli
Malinconia, versi di Carlo Pepoli
La speranza, versi di Carlo Pepoli
Alla luna, versi di Carlo Pepoli

Arie e cantate [modifica]
T'intendo, sì, mio cor, versi di Pietro Metastasio, per 4 soprani, senza accompagnamento
No, traditor non curo, aria per soprano e pianoforte (probabilmente in origine per soprano e orchestra)
Sì, per te gran nume eterno, cavatina per soprano e orchestra
Gioite, amiche contrade, aria di Cerere, per soprano e orchestra
E nello stringerti a questo core, aria per voce e orchestra
Torna, vezzosa Fille, cantata
Imene, cantata epitalamica per soprano, due tenori e orchestra (1824?)
Quando incise su quel marmo, scena ed aria per contralto e orchestra, versi di Giulio Genoino
(?) (1824?) La Tomba di Vincenzo Bellini
Giacché tu dei lasciarmi, scena ed aria per voce e pianoforte[1]

Musica sinfonica [modifica]
Capriccio, ossia Sinfonia per studio in Do minore
Sinfonia in Si bemolle maggiore
Sinfonia in Do minore
Sinfonia in Re minore
Sinfonia in Re maggiore
Sinfonia in Mi bemolle maggiore
Sinfonia in Mi bemolle maggiore
Concerto per oboe e orchestra

Musica per pianoforte [modifica]
Allegretto in Sol minore
Capriccio in Sol maggiore per pianoforte a 4 mani
Polacca per pianoforte a 4 mani
Sonata in Fa maggiore per pianoforte a 4 mani
Pensiero musicale (edito da Francesco Paolo Frontini)
Tema in Fa minore (1834 ca.)

Musica per organo [modifica]
Sonata in Sol maggiore

Musica sacra [modifica]


Iscrizione sulla lapide della Tomba di Bellini con l'incipit dell'aria de La sonnambula:"Ah! non credea mirarti / Sì presto estinto, o fiore"
Tutte le composizioni sacre di Bellini risalgono al periodo di studi, ovvero sono state scritte prima del 1825.
Compieta (perduta)
Cor mundum crea in Fa maggiore, per voci soliste e organo
Credo in Do maggiore, per 4 voci e orchestra
Cum sanctis
De torrente
Dixit Dominus per solisti, 4 voci e orchestra
Domine Deus
Gallus cantavit
Gratias agimus in Do maggiore, per soprano e orchestra
Juravit
Kyrie
Laudamus te
Litanie pastorali in onore della Beata Vergine per 2 soprani e organo
Magnificat per 4 voci e orchestra
Messa in Re maggiore per 2 soprani, tenore, basso e orchestra (1818)
Messa in Sol maggiore per 2 soprani, tenore, basso e orchestra
Messa in La minore per soprano, contralto, tenore, basso, 4 voci e orchestra
Pange lingua per 2 voci e organo
Qui sedes
Qui tollis
Quoniam per tenore, 4 voci e orchestra
Quoniam per soprano e orchestra
Salve regina in La maggiore, per 4 voci e orchestra
Salve regina in Fa minore, per basso e organo
Tantum ergo in Re maggiore per contralto e orchestra (1823)
Tantum ergo in Mi maggiore, per voci soliste, coro e orchestra (1823)
Tantum ergo in Fa maggiore, per 2 voci e orchestra (1823)
Tantum ergo in Sol maggiore, per soprano e orchestra (1823)
Tantum ergo con Genitori in Sib maggiore, per soprano e orchestra
Tantum ergo con Genitori in Mib maggiore, per soprano e orchestra
Tantum ergo con Genitori in Fa maggiore, per 2 soprani, 4 voci e orchestra
Tantum ergo in Fa maggiore, per soprano e orchestra
Tantum ergo con Genitori in Sol maggiore, per coro e orchestra
Te Deum in Do maggiore, per 4 voci e orchestra
Te Deum in Mib maggiore, per 4 voci e orchestra
Versetti da cantarsi il venerdì santo per 2 tenori e orchestra
Virgam virtutis

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