sabato 17 novembre 2007

Trama dell'Opera Hansel and Greatel

Opera Hansel and Greatel

Visualizzazione opere
Hänsel und Gretel
Commedia fiabesca in tre quadri di Adelheid Wette
Musica di Engelbert Humperdinck 1854-1921
Prima rappresentazione: Weimar, Teatro di corte, 23 dicembre 1893
Personaggi:
Vocalità Gertrud
Mezzosoprano Gretel
Soprano Hänsel
Mezzosoprano il mago Rugiadino
Soprano il mago Sabbiolino
Soprano la Strega
Mezzosoprano Peter
Baritono
Note
I
l compositore renano Engelbert Humperdinck arrivò per caso all’idea di scrivere questa sua prima opera. Già nel 1888 la sorella Adelheid gli chiese come cortesia di comporre delle musiche per una fiaba da lei scritta sul soggetto di Biancaneve, per divertire i bambini durante un’occasione familiare. Spinto dal successo caloroso ottenuto tra i parenti, Humperdinck compose altri Lieder per i nipoti in successive occasioni e infine giunse all’idea di scrivere un’opera teatrale su soggetto fiabesco. Propose dunque ad Adelheid di preparare una rielaborazione della celebre fiaba dei fratelli GrimmKinder-und Hausmärchen.Rispetto al testo originale, la mano della sorella evitò il brutale realismo della storia dei Grimm a favore dell’elemento fantastico, in particolare grazie all’inserimento delle due figure magiche di Sabbiolino e Rugiadino. Il lavoro fu accolto con eccezionale favore nell’ambiente musicale tedesco: basti dire che le tre prime esecuzioni, avvenute a distanza di pochi giorni l’una dall’altra a Weimar, Monaco e Karlsruhe, furono dirette rispettivamente da Richard Strauss, Hermann Levi e Felix Mottl, ossia dai direttori più autorevoli dell’ambiente wagneriano. Dopo un battesimo del genere, l’opera ebbe una diffusione straordinaria non solo in Germania ma in tutto il mondo (in Italia venne conosciuta presto in una traduzione intitolataNino e Rita), ed è tuttora uno dei capisaldi del repertorio nei teatri di lingua tedesca.

Atto primo.
La cucina della povera casa di un venditore di scope, alla cui fattura sta lavorando il piccolo Hänsel in compagnia della sorella Gretel (“Suse, liebe Suse”). I due ragazzi hanno lo stomaco che brontola per la fame e sognano di cambiar vita lontano da casa. La madre li sorprende a ballare e, innervosita dal loro bighellonare, rompe la brocca del latte nel tentativo di punirli. Disperata per aver perso il poco cibo a disposizione per la cena, li caccia nel bosco a cercare fragole, con la minaccia di non farsi rivedere a casa senza il cestino pieno (“Marsch! Fort in den Wald”), e quindi, spossata dalla fatica e dalle preoccupazioni, si addormenta. Nel frattempo arriva il padre Peter, tutto allegro per i buoni affari fatti alla fiera del paese. Sotto gli occhi increduli della moglie, Peter tira fuori burro, salsicce, uova e persino un sacchetto di tè. Passata la sorpresa e l’euforia, Gertrud racconta al marito del latte versato e di aver mandato per punizione i ragazzi nel bosco di Ilsenstein. Peter sbianca in volto, perché al paese dicono che in quel posto abita una strega che mangia i bambini (“Eine Hex’, steinalt, haust tief im Wald”). In preda all’ansia, i genitori si mettono subito in cerca dei piccoli.

Atto secondo.
Nel bosco Gretel ha intrecciato una ghirlanda di rose selvatiche, mentre Hänsel sta terminando di riempire il cestino. Si mettono a giocare, e finiscono per mangiarsi tutte le fragole raccolte. Per non tornare a mani vuote, i due fratellini si spingono dentro il bosco, finché non trovano più la strada (“Gretel, ich weiss den Weg nicht mehr!”). Hänsel e Gretel, spaventati dall’eco delle loro voci e dal buio imminente, si trovano davanti all’improvviso un omino, che sbuca fuori da una strana foschia del terreno. Costui è il mago Sabbiolino (“Der kleine Sandmann bin ich, s-t!”), che li rassicura e sparge sui loro occhi una sabbia magica per farli addormentare. Come cadono assopiti appare vicino a loro un arcobaleno luminoso, da cui discendono sette paia di angeli, che si mettono in cerchio attorno ai bambini per proteggerne il sonno.

Atto terzo.
Il mattino dopo. Prima che i bambini si sveglino, un altro genio benigno provvede ad asciugare la rugiada posatasi sui loro corpi (“Der kleine Taumann heiss’ ich”). Stropicciandosi gli occhi, i fratelli si accorgono con stupore di aver sognato entrambi la pantomima degli angeli. Ma con maggior meraviglia vedono davanti a loro una casa intera fatta di dolciumi. Ai lati della casa ci sono una grande gabbia e un forno, e intorno tante statuine di marzapane. Hänsel si avvicina coraggiosamente alla casa e ne assaggia un pezzo. Incantati da tanta delizia, i bambini non si accorgono della presenza della strega, che riesce a infilare un laccio al collo di Hänsel. La strega vorrebbe rimpinzarli di dolci e poi cuocerli nel forno (“Ich bin Rosina Leckermaul”), ma i due fratelli non si danno per vinti. Gretel libera con astuzia Hänsel dalla gabbia, e insieme riescono a cacciare dentro il forno la strega stessa. Bruciata la vecchia, le statuine di marzapane si trasformano immediatamente in bambini, quegli stessi che la strega aveva cotto in precedenza (castigo toccato ora per contrappasso anche a lei). Liberi e festanti, i due fratelli riabbracciano i genitori.
È un’opera di fascino semplice e immediato, ma fondata su un terreno sinfonico molto solido, come testimoniano i momenti puramente strumentali, tra cui vanno ricordati il preludio al primo atto e la pantomima del sogno alla fine del secondo, preceduta dal dolcissimo duetto “Abends, will ich schlafen geh’n” (una pagina di cui si ricorderà anche Strauss nel finale delRosenkavalier). Lo stile vocale è schietto e di squisita freschezza, e forse rappresenta l’estrema propaggine del grande liederismo naturalista romantico, che aveva avuto nelFreischützil suo momento teatrale più alto. Humperdinck sente la Natura, il grande soggetto dell’Ottocento tedesco, con l’innocente incanto che solo la dimensione infantile e ingenua diHänsel und Gretelpermetteva di cogliere: un luogo di meraviglia non ancora asservito dal predominio sociale, bensì appartenente a forze che trascendono e dominano il destino umano. In questo senso,Hänsel und Gretelè una scheggia intatta di un mondo espressivo perduto, di cui Mahler aveva già cominciato a raccogliere con mano pietosa i frammenti nelle sue prime sinfonie.

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