giovedì 25 settembre 2008

film - Children of Heaven - I bambini del cielo




Children of Heaven - I bambini del cielo
Genere :
Drammatico
Regista :
Majid Majidi
Attori :
Mohammad Amir, Naji Fereshte Sarabandi, Karnal Mirkarimi
Durata :
89



I bambini del Cielo
Children of Heaven non è uno di quei film iraniani mai distribuito nel resto del mondo (come spesso accade), in quanto quando uscì nel 1997 vinse il premio come miglior film al Festival Internazionale di Montreal e venne nominato per il miglior film straniero al Premio Oscar.Un’opera firmata dal regista Majid Majidi, che insieme a Kiarostami e Makhmalbaf rappresenta il cinema iraniano più conosciuto all’estero e più importante per la cosidetta "rinascita" della cinematografia del paese .Fedele alla tradizione neorealista riscoperta dal cinema iraniano e ai temi cari a registi come Vittorio De Sica, Majidi si dedica all’analisi della società iraniana contemporanea attraverso lo sguardo dei bambini, protagonisti di quasi tutti i suoi film.Children of Heaven conquista in particolare il pubblico occidentale proprio perché unisce molti elementi del cinema italiano del dopoguerra a quelli del cinema medio-orientale.Un film girato ad altezza bambino, per permettere allo spettatore di vedere la realtà dallo stesso punto di vista dei due protagonisti, i fratelli Alì e Zohre, che infatti lo accompagneranno per tutto il film, senza mai abbandonarlo.La trama è molto semplice: Alì porta ad aggiustare dal calzolaio le scarpe della sorella Zohre, ma malauguratamente le perde, e qui comincia la storia dei due fratellini, interamente concentrata sul tentativo dei due piccoli di organizzare la propria vita in funzione di un solo paio di scarpe a disposizione, quelle di Alì naturalmente.Assisteremo alle corse per i vicoli della città (una Tehran fotografata con la massima naturalezza) che i due sfortunati saranno costretti a fare per andare entrambi a scuola, avendo un solo paio di scarpe.La mattina sarà la volta di Zohre, che una volta fuori dalla scuola si dovrà scapicollare per consegnare le scarpe al fratello che puntualmente l’aspetta in pantofole sull’uscio di casa, per recuperare di pomeriggio le ore di lezione. La macchina da presa seguirà senza tregua le vicende di queste scarpe, in effetti le vere protagoniste del film, che assumeranno un ruolo simbolico. Le scarpe sono il prestesto per raccontare la miseria di una famiglia costretta a vivere di espedienti per sfamarsi, con una madre malata e un padre obbligato a lavorare per tutto il giorno fuori casa, molto preoccupato per la salute della moglie.Conosceremo la famiglia solo attraverso gli occhi di Alì e Zohre, che avranno un loro modo "segreto" di comunicare, per evitare di farsi capire dai grandi analfabeti: la scrittura. Una delle scene più belle del film infatti ci mostra una conversazione, sempre a proposito delle scarpe, fra i due fratelli, tutta scritta sul quaderno dei compiti, permettendogli in questo modo di nascondere il loro problema ai genitori incapaci di leggere, capovolgendo la normale differenza tra i due mondi. I due bambini sembreranno molto più adulti e responsabili dei genitori, soprattutto per il modo di organizzare la propria vita in funzione di un paio di scarpe.Children of Heaven è un film che indugia senza mezzi termini sui dettagli, sulle vicende apparentemente più inutili, per mostrare nel modo più diretto possibile la miseria e la povertà di un paese come l’Iran, ancora estremamente arretrato.Un pedinamento zavattiniano per le strade di Tehran, dove due attori non professionisti regalano al film con i loro occhi così espressivi perché già carichi di tante esperienze, una freschezza e una ricchezza che di rado vediamo nel nostro cinema. Majidi sceglie di raccontare le ingiustizie sociali, come la distanza abissale che esiste tra la società straricca dei quartieri alti (che Alì e il padre visiteranno perché in cerca di lavoro) e quella ridotta a livelli di povertà inimagginabili, nel modo più semplice possibile, ma non per questo meno incisivo, partendo da un evento insignificante come può essere quello della perdita di paio di scarpe per poi costruire il dramma tutto intorno a questo avvenimento, caricando di significati simbolici ogni elemento mostrato, per cui ogni dettaglio ha un valore altissimo e deve essere letto in quanto tale.Un film molto forte, che dimostra come anche una vittoria, in questo caso quella di Alì per la gara di corsa a cui decide di partecipare (il terzo premio prevede delle scarpe da ginnastica che potrebbero risolvere tutti i suoi problemi), può essere una sconfitta: Alì arriva primo, vince una coppa e non un paio di scarpe, vero motivo della sua ostinazione nella gara.Non serve nemmeno vincere per avere un semplice paio di scarpe. Una vera coltellata alle nostre sicurezze così borghesi, che colpisce direttamente nel segno.Bellissima l’immagine finale del film, dove vediamo un Alì sconsolato immergere i piedi distrutti dalla corsa e dalle scarpe ormai consumatissime, nella fontana del suo cortile, e ricevere conforto dai pesci rossi, che si riuniscono tutti intorno ai suoi poveri piedi: come dire che solo i pesci si accorgono di quello che sta succedendo al bambino, unici a capire il suo dolore e a consolarlo.Un’immagine molto poetica per un film estremamente sincero, che ha la capacità di commuovere un pubblico eterogeneo.L’unico aspetto non del tutto convincente di Children of Heaven potrebbe essere l’uso di scene in alcuni casi troppo "zuccherate", per garantire l’effetto commozione a tutti i costi, appesantendo inutilmente il film (mi riferisco alla sequenza delle bolle di sapone con cui i due fratelli giocano, commentata da una musica eccessivamente melensa, a tratti irritante).In realtà Majidi dimostra di poter commuovere e di fare della poesia proprio nel momento in cui evita espedienti come quello della "lacrima facile".

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