mercoledì 29 aprile 2009

Il Glicine



Glicine
Descrizione: È costituito da un gruppo di poche specie di arbusti rampicanti, a foglia caduca, abbastanza rustici e molto diffusi come piante ornamentali. Fioriscono in primavera, diffondendo un delicato profumo che si sprigiona dai grappoli di infiorescenze pendule di colore azzurro o violetto pallido. La specie più comune è la “Wistaria sinensis”, originaria appunto della Cina.
Tipi di terreno: Sono piante adatte a qualsiasi tipo di terreno, anche a quello non particolarmente fertile. Solo i terreni molto calcarei possono dare luogo a carenze di ferro che determinano l’ingiallimento delle foglie (clorosi).
Temperatura: Il glicine resiste bene alle basse temperature, e solo gelate estremamente forti possono provocarne la morte. Luce: Vivono bene in tutte le condizioni di luce, tranne che in luoghi eccessivamente ombreggiati.
Acqua: Annaffiature frequenti rendono la pianta più vigorosa, ma data la notevole estensione delle sue radici, normalmente non sono necessarie a meno che la pianta abbia poco suolo a disposizione (ad esempio se allevata in fioriere o vasche in muratura).
Cure: Non sono necessarie particolari cure colturali, trattandosi di una pianta rustica e abbastanza resistente in condizioni normali.

martedì 28 aprile 2009

Firenze nell'arte







A Room with a View

Fiordaliso


Fiordaliso
Dalle origini antichissime, il Fiordaliso è un fiore epico a cui sono legati miti e leggende. I suoi colori, celeste e bianco, attribuiscono a questo fiore i significati di delicatezza e sensibilità.

sabato 25 aprile 2009

Le avventure del topino Despereaux





































Film - Le Avventure del topolino Despereaux



Le avventure del topino Despereaux




film di Sam Fell, Gary Ross, Robert Stevenhagen del 2008, con Matthew Broderick, Dustin Hoffman, Emma Watson, Sigourney Weaver, Christopher Lloyd, Kevin Kline, Robbie Coltrane, William H. Macy, Stanley Tucci, Ciarán Hinds. Prodotto in Gran Bretagna, USA. Distribuito in Italia da Universal Pictures


la Trama
Desperaux è un topolino che, sin da piccolo, si è distinto per spiccata intelligenza, ma anche scarsa capacità di valutare i pericoli che lo circondano. Proprio per questa ragione si ritrova a vivere una serie di avventure che lo portano persino al cospetto di una principessa. Cacciato dal suo regno per aver parlato con lei, il topolino viene imprigionato e dato in pasto ai ratti, ma la sua ostinazione gli tornerà utile, anche perché Desperaux ha una missione da compiere: salvare la principessa.

Le Avventure del Topino Despereaux

sabato 18 aprile 2009

Anacleto - la spada nella roccia

Anacleto


Alice nel paese delle meraviglie - Stregatto

Alice nel paese delle meraviglie

Nel Meriggio d'Oro- Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice Nel Paese delle Meraviglie Lewis Carroll Capitolo I "Nella tana del Coniglio"

Lewis Carroll
CAPITOLO I
"Nella tana del Coniglio"

Alice era ormai stufa di starsene seduta accanto alla sorella maggiore, in riva al ruscello. Aveva sbirciato un paio di volte fra le pagine del libro che sua sorella stava leggendo, ma non vi aveva scorto ne` illustrazioni, ne` parti dialogate. Doveva dunque essere un libro ben noioso, dal momento che non aveva ne` figure, ne` dialoghi! Cosi` almeno pensava Alice.
Faceva un gran caldo, e Alice sentiva in testa una gran confusione. Stava in ogni caso pensando se valeva la pena di alzarsi per cogliere margheritine e farne poi una ghirlanda quando vide, con sua grande meraviglia, un Coniglio bianco, con gli occhi rossi, passarle accanto tutto frettoloso. Un coniglio che, a differenza di tutti i conigli di questo mondo che camminano sulle quattro zampine, se ne andava ritto su quelle posteriori, vestito con un panciotto!

Passandole accanto, il Coniglio aveva estratto dal taschino del panciotto un orologio e aveva consultato l'ora. Poi aveva brontolato:"Oh, povero me! Oh, povero me! Ho fatto tardi!". Curiosa come tutte le ragazzine della sua eta` e senza riflettere su quanto poteva succederle, Alice salto` su in piedi e via, dietro al Coniglio che aveva gia` attraversato il campo vicino ed era poi sparito dietro la siepe, in un grande buco.
Fatto sta che, ad un tratto si trovo` in una grande tana che correva via dritta per un bel pezzo, come una galleria. Improvvisamente pero` la tana finiva e Alice cadde in un pozzo.
Doveva essere ben profondo quel pozzo, oppure la caduta era tanto lenta che la bambina ebbe tutto il tempo di guardarsi intorno e di pensare dove sarebbe andata a finire. Dapprima guardo` giu`verso il fondo. Eh, si', c'era un buio terribile e non ci si vedeva niente. Allora Alice osservo` le pareti del pozzo. Che cosa strana! Le pareti erano rivestite di scaffali pieni di libri di ogni specie. Qua e la` pendevano carte geografiche e quadri. Mentre cadeva sempre piu`giu`, Alice riusci` a prendere da uno scaffale un vasetto con la scritta "Marmellata d'arancia". Ma, con grande delusione, si accorse poi che il vasetto era vuoto. Che fare ora con il vasetto vuoto? Buttarlo giu`? Sarebbe potuto cadere sulla testa di qualcuno...Passando accanto ad un armadio, Alice riusci` a deporvi il vasetto ingombrante.
Bene, bene" - pensava intanto la bambina - "dopo una caduta come questa, a casa non m'importera` piu` tanto se cadro` una volta dalle scale. Tutti dovranno constatare che sono molto coraggiosa. Anche se cadessi dal tetto non urlerei piu`." (Forse in questo aveva ragione.)
E intanto...giu` giu` giu`;..."Ma non finisco piu` di cadere? Chissa` quanti chilometri ho gia` percorso. Il centro della Terra non dovrebbe essere piu` tanto lontano: dovrebbero essere circa seimila chilometri..."(dovete sapere che Alice aveva udito a scuola parlare di queste cose. Ora, anche se nessuno poteva apprezzare in quel momento le sue conoscenze in fatto di geografia, il ricordo era un ottimo esercizio di ripetizione...)
Poi pensava:"E se attraversassi ora tutta la Terra?" - continuava nelle sue fantasticherie - "arriverei dalla parte opposta, dove la gente cammina con la testa all'ingiu`! Sono gli Anti...Antipatici, mi pare si dica cosi`... Ma certo non era la parola giusta. "Ma appena fuori di qui, mi informero` bene per sapere dove mi trovo...Scusi, signora, mi sa dire se mi trovo in Nuova Zelanda oppure in Australia?" (E qui, Alice, che era beneducata, volle fare un inchino - ma ce la fareste voi a fare un bell'inchino mentre cadete giu` lungo un pozzo a cento all'ora?")
"No, no, e` meglio che io non m'informi. Ci saranno bene dei cartelli indicatori!" Non c'era ormai nient'altro da fare. Alice continuava a cadere. Allora ricomincio` a parlare da sola. "La mia Micina mi cerchera` questa sera. Chissa` se qualcuno pensera` a darle la sua tazzina di latte...Oh, Micina, cara la mia Micina, come vorrei che tu fossi qui con me! Non vedo nessun topolino intorno, ma forse ci sono dei pipistrelli, che son parenti dei topolini, no? Potresti mangiare qualche pipistrello...oppure il pipistrello potrebbe mangiare te? Oh, che confusione nella mia testa! E che sonno! Non ne posso piu`". Alice si addormento`. E sogno` di andare a passeggio con la sua Micina. E le diceva:"Di' la verita`, Micina, che ne pensi tu dei pipistrelli?". Ma proprio in quel momento...patapunfete! Termino` la sua caduta su di un mucchio di foglie secche.
Per fortuna non si era fatto male alcuno, cosi` che pote` rialzarsi subito e guardare intorno. Guardo` in su, da dove era venuta. Buio pesto. Ma davanti a lei ecco un altro corridoio lungo e diritto, ed ecco anche il Coniglio bianco che correva e brontolava fra se`:"Per dindirindina, com'e` tardi!" Ma quando gia` Alice pensava di raggiungerlo, quello era gia` sparito all'angolo, ed ella si trovo` nel bel mezzo di una grande sala dal soffitto basso, illuminata da una fila di lampade appese.
Intorno alla sala c'erano un'infinita` di porte, che pero` erano tutte chiuse. Alice provo` a piu` riprese ad aprirne qualcuna, ma invano. Allora ritorno` mestamente nel mezzo della sala chiedendosi come avrebbe potuto uscire.

Ad un tratto vide davanti a se` un tavolino di vetro, a tre gambe, e sul tavolino una piccola chiave d'oro. Alice penso` subito che fosse la chiave per una delle porticine. Ma, ahime`, o le toppe erano troppo grandi, o la chiavetta era troppo piccola! Insomma nessuna porta si apriva. Gia` faceva il giro della sala per la seconda volta, quando ecco davanti a lei una tenda alla quale non aveva badato prima. La sollevo` e scopri` che, dietro, c'era un'altra porticina, piccina, piccina. Mise la chiave nella toppa e la porticina si apri`.
Di la` si entrava in un corridoio stretto stretto e non piu` alto della tana di un topolino. Alice si inginocchio` per guardare dentro e vide, oh, meraviglia, il piu` bel giardino che si possa immaginare. Come avrebbe voluto entrare subito per passeggiare fra quelle meravigliose aiuole e quelle fresche fontane zampillanti! Ma, come fare? Neppure la sola testa avrebbe potuto passare per quella piccola porta. "E se anche passasse la mia testa che cosa faccio poi senza le spalle? Almeno potessi accorciarmi come un cannocchiale! Se almeno sapessi come fare...". Perche`, sapete, ormai ad Alice erano capitate tante cose straordinarie che niente piu` avrebbe potuto sembrarle impossibile.

Visto che non c'era niente da fare davanti alla porticina, Alice ritorno` nel mezzo della sala. Forse avrebbe trovato un'altra chiave, o magari un libro con le indicazioni su come si deve fare per diventare piccini piccini...Ma la` non c'era nessun libro. C'era, pero`, una bottiglietta che Alice giuro` di non aver visto prima e che portava un'etichetta con la scritta: Bevimi! .
"Bevimi!" e` presto detto. Ma la furba Alice penso` :"Un momento, prima devo guardar bene se, per caso, non ci sia un'altra etichetta con scritto "Attenzione veleno"; poiche` ella aveva letto e sentito parlare di bambini che si erano bruciati o che erano stati sbranati dalle bestie feroci, o che erano incorsi in altre sventure perche` non avevano seguito i consigli dei grandi. Per esempio, si sa che se si tiene a lungo in mano un attizzatoio arroventato, ci si bruciano le dita, che se ci si taglia un dito, esce il sangue, e che, se si beve anche solo un sorso del liquido di una bottiglietta sulla quale c'e` scritto“Veleno”, si puo` andare all'altro mondo...
Beh, sulla bottiglietta che Alice aveva trovato non c'era scritto "Veleno". Percio` la bambina si fece coraggio e ne bevve un sorso, poi un altro e un altro ancora, poiche` il contenuto era ottimo: aveva il sapore di una torta di ciliege, di ananas, di gelato alla vaniglia, di pollo arrosto, di panini freschi, di tutto insieme. Che bonta`! In men che non si dica, la bottiglietta fu vuotata.
"Che sensazione strana! - si disse ad un tratto Alice - Mi pare proprio di accorciarmi come un telescopio!".
Ed era proprio cosi`. Era diventata piccina, piccina, alta non piu` di una spanna. Ne fu felice perche` cosi` avrebbe potuto entrare in quel meraviglioso giardino. Pero` volle aspettare ancora un momento. Si disse:"Se divento ancora piu` piccola, puo` capitare che mi spenga, come la fiamma di una candela. E allora che ne sara` di me?". A questo pensiero sentiva accapponarsi la pelle.
Ma, dopo un po', visto che niente di straordinario capitava, decise di entrare nel giardino. Ma, ahime`, arrivata alla porticina si accorse di aver dimenticato sul tavolino la chiavetta d'oro. Allora ritorno` sui suoi passi. Pero` ora il tavolino era troppo alto per lei cosi` che non arrivava a prendere la chiave. Tento` di arrampicarsi su per le gambe del tavolo, ma non ci riusci`. Allora, stanca e sfiduciata, si sedette sul pavimento e si mise a piangere.
"Smettila di piangere, - disse con forza a se stessa - e` inutile. Ti consiglio di finirla, e subito anche!" I consigli che Alice era abituata a dare a se stessa erano in generale buoni (ma non sempre li seguiva...). A volte arrivava persino a sgridare se stessa sul serio. Aveva tentato nientemeno che di darsi uno scapaccione una volta che aveva barato al croquet. Era una strana bambina e si divertiva un mondo a far finta di essere due persone diverse. "Ma adesso non mi serve il far finta di essere in due. Quello che rimane di me, cosi` piccina, basta appena per una persona come si deve!”.
Ad un tratto il suo sguardo cadde su di una scatolina di vetro che si trovava sotto il tavolino. L'apri` e vi trovo` una tortina con le uvette e la scritta:"Mangiami!". "Certo che mangero` questa torta: se mi fara` diventare grande, potro` prendere la chiave che sta sul tavolino; se mi fara` diventare ancora piu` piccina potro` sgattaiolare sotto la porticina. In un modo o nell'altro, o grande o piccina, entrero` nel giardino."
Mangio` dunque un boccone della torta chiedendosi preoccupata:"Ma cresco o divento ancora piu` piccola?". E cosi` dicendo metteva la manina sulla testa per constatare se cambiava statura. Ma, con sua meraviglia, non ci fu nessun cambiamento. Purtroppo, per un po' di torta, non succede niente di straordinario. Ma Alice era ormai cosi` abituata alle cose straordinarie che quelle ordinarie le sembravano noiose e stupide addirittura.
Allora continuo` a mangiarsi la torta finche` non ne rimase piu` nemmeno una briciola.

Capitolo II "Lo stagno di lacrime"

Lewis Carroll
CAPITOLO II
"Lo stagno di lacrime"

Oh, miracolo! - grido` Alice - adesso mi allungo come il piu` grande telescopio che si sia mai visto! Vi saluto, piedini miei!" esclamo`! (Giacche`, guardando in giu` verso quelli che erano stati i suoi piedini, li vide lontani, lontani, quasi sprofondati nel vuoto). "Poveri piedini miei, chi vi calzera` ora calzini e scarpette? Io no sicuramente. Come potrei farlo, tanto siete lontani da me ora? Dovrete arrangiarvi in qualche modo. Pero`...pero`...devo essere gentile con loro, altrimenti non mi porteranno piu` dove voglio io. Beh, regalero` loro per Natale un paio di stivali nuovi".


"Glieli faro` portare dal commesso del negozio. Che strana cosa mandare un regalo ai propri piedi! E l'indirizzo? Scrivero` cosi`: EGREGIO SIGNOR
PIEDE DESTRO DI ALICE
TAPPETO DAVANTI AL PARACAMINO
(CON I MIGLIORI SALUTI).
Oh, ma quante stupidaggini sto dicendo!
In quel mentre, era tanto cresciuta che batte` con la testa contro il soffitto della sala. Allora prese la chiavetta e corse verso la porta del giardino.
Povera Alice! Anche buttandosi per terra in orizzontale, poteva appena scorgere con un occhio il meraviglioso giardino. In quanto a entrarvi, quella era un'altra faccenda. Si sedette sul pavimento e ricomincio` a piangere.
Dopo un po' disse a se stessa:"Vergognati! Una bambina grande come te che piange di nuovo! Finiscila una buona volta!". E giu` a piangere, come una fontana. Pianse tanto che presto si formo` intorno a lei uno stagno di lacrime, alto circa dieci centimetri, che occupava tutta la sala.
Dopo un po' di tempo udi` avvicinarsi dei passetti. Si asciugo` le lacrime per poter vedere di chi erano. Erano i passi del Coniglio bianco: esso era tutto vestito a festa e portava in una mano dei guanti di pelle e, nell'altra, un grande ventaglio. Era arrivato li` in tutta fretta e brontolava fra se` e se`:"La Duchessa! La Duchessa! Come si arrabbiera` se arrivo tardi!". La povera Alice era talmente disperata che avrebbe chiesto consiglio a chissa` chi, nella sua disperazione. Si fece dunque umile, umile e chiese con voce sommessa:"Oh, Signore caro, la prego, potrebbe...". Il Coniglio interpellato si spavento` talmente che lascio` cadere guanti e ventaglio e se la diede a gambe nel buio.

Alice raccolse guanti e ventaglio e, poiche` nella sala faceva un gran caldo, comincio` a farsi aria con il ventaglio, mentre pensava:"Ma guarda un po' che cosa mi capita oggi! Mi va tutto alla rovescia. Eppure fino a ieri tutto andava a gonfie vele! Ma che io sia stata scambiata questa notte? Eppure stamattina mi pareva di essere quella di sempre. Ma se non sono piu` quella di ieri, chi sono dunque ora? Ecco il mistero ! E intanto andava con il pensiero alle bambine della sua eta`. Forse era stata scambiata con una di quelle!
Sono forse Ada ora? No, no, Ada ha tanti bei riccioli, e io non ne ho...Forse sono Mabel? No, no, quella non sa proprio niente, e io invece so un po' di tutto...E poi, lei e` lei e io sono io...Ma, Santo Cielo! Chi ci capisce qualcosa? Vediamo un po' se mi raccapezzo...quattro per cinque fa dodici, e quattro per sei fa tredici, e quattro per sette fa...no, no, non va cosi`. E poi le caselline? Che importa se non le so piu`? Passiamo alla geografia. Londra e` la capitale di Parigi, e Parigi e` la capitale di Roma e Roma... ma no... e` tutto sbagliato. Si vede proprio che sono diventata Mabel. Ora proviamo con le poesie: e con una vocina debole e strana comincio` a recitare: "La vispa Teresa
avea su una fetta
di pane sorpresa
gentile cornetta;
e tutta giuliva
a chiunque l'udiva
gridava a distesa:
- L'ho intesa, l'ho intesa! -"
"Ma no, sono una gran confusionaria. Non era cosi` la poesia della Vispa Teresa...". La povera Alice non la ricordava piu`. e dispiaciutissima si mise a piangere di nuovo, sospirando:"Si`, si`, sono proprio diventata Mabel che non sapeva mai niente a scuola. E dovro` abitare nella sua brutta casetta, senza giocattoli...E avro` un mucchio di cose da imparare che non so...Dio mio, Dio mio - sospiro` fra un singhiozzo e l'altro - fa che qualcuno guardi giu` in questo buco. Non ce la faccio piu` a rimanere qui tutta sola!".
Guardandosi poi per caso una mano, vide che si era infilata, senza pensarci, un guanto del Coniglio. "Allora sono ridiventata piccola!", riflette`. Corse al tavolino per misurarsi e constato` che la sua statura era ridiventata quasi normale. Penso` che fosse colpa del ventaglio che teneva ancora in mano. Allora lo lascio` cadere, ancora in tempo per non ridiventare troppo piccola. "Questa mi e` andata bene!" penso` Alice e, felice del cambiamento, corse verso la porta del giardino. Ahime`, la porticina era chiusa di nuovo. E la chiavetta? Quella era ancora la` sul tavolino di vetro, come prima. E Alice non poteva prenderla, perche` era ormai troppo piccola.
Ma questo e` tremendo! Che rabbia !" esclamo` Alice.
Cosi` dicendo mise un piede in fallo e cadde nell'acqua salata che le arrivava fino al mento. Il suo primo pensiero fu quello di essere caduta in mare, per via dell'acqua salata. "Meno male - penso` - dal mare potro` ritornare col treno." (Alice era stata una volta al mare ed era arrivata alla conclusione che al mare ci sono sempre treni che trasportano i bambini che giocano con la sabbia...) Ma dovette constatare che non si trattava del mare. Ella nuotava nello stagno formato dalle lacrime che lei aveva versato quando era alta tre metri.

"Almeno non avessi pianto tanto - penso` mentre annaspava per uscire dall'acqua - ma questo e` sicuramente il castigo perche` ho pianto troppo, e ora mi tocchera` annegare nelle mie lacrime. Se questo non e` strano ...ma oggi e` tutto strano!". Allora, si accorse che poco lontano qualcosa si muoveva nell'acqua. Si avvicino` nuotando e gli parve di vedere un animale grosso come una balena o un ippopotamo. Ma poi riflette` che lei stessa era diventata tanto piccina per cui vedeva tutto piu` grande del normale: si rese conto che chi nuotava verso di lei era un topolino caduto, anche lui, nell'acqua.


Se mi rivolgessi a questo topolino? - penso` - Quaggiu` succedono cose cosi` strane che non mi meraviglierei se sapesse parlare. Provare non costa niente". "Signor Topo - balbetto` - mi puo` dire come posso uscire da questo stagno? Sono stufa di nuotare senza scopo." (Alice, in verita`, non aveva mai rivolto la parola ad un topo, ma si ricordava che suo fratello, che studiava il latino, recitava: Il topo - del topo - al topo - il topo). Il Topo, nel frattempo, la sbircio` di traverso, ma non disse nulla.
Forse non capisce l'italiano - penso` Alice - forse parla francese ed e` arrivato qui con Napoleone" (Alice era brava in storia, pero` non rifletteva che Napoleone era morto da un pezzo). Allora provo` a parlargli in francese:"Ou` est ma chatte?", chiese al Topo (questa era la prima frase del suo libro di francese). A questa domanda, il Topolino salto` fuori dall'acqua con un balzo e si mise a tremare come una foglia. "Oh, mi scusi tanto - disse Alice temendo di averlo offeso - dimenticavo che a lei non piacciono i gatti!".
"Non mi piacciono i gatti, dici tu? - urlo` il Topo - Vorrei vedere te al mio posto!
Non arrabbiarti per questo - rispose Alice che aveva capito di aver sbagliato...(ora gli dava gia` del tu) - Se tu vedessi la mia Micina, sono sicura che cambieresti opinione. Vedessi quanto e` carina e tranquilla! E com'e` bella, quando se ne sta vicino al caminetto e si lecca il pelo e fa le fusa, ed e` cosi` brava nel prendere i topi...Oh, scusa, mi e` sfuggito." A queste parole, al povero topolino si erano rizzati tutti i peli. Alice, questa volta, l'aveva proprio offeso. Percio` aggiunse:"Senti, non parliamo piu` di gatti, va bene?.
Come sarebbe a dire "non parliamo" piu` di gatti! Come se io ne volessi parlare. Nella nostra famiglia odiamo i gatti, capisci? Questa razza di bestie schifose e malvage. Che io non ti senta piu` parlare di gatti, mai piu`!" urlo` il Topo tremando di rabbia fino alla punta della coda.
No, no - si affretto` a promettere Alice cambiando discorso - e i cani, quelli ti piacciono? Non lontano da casa mia, c'e` un cagnolino che vorrei farti vedere. E' un piccolo terrier, sai, di quelli che hanno gli occhi intelligenti e i riccioli marrone. E poi, se tu lanci un sasso, te lo riporta, e fa l'ometto, ritto sulle zampe posteriori per avere il suo cibo, e sa fare tante altre cose e appartiene ad un contadino che non lo venderebbe nemmeno per mille franchi perche` dice che e` utile e bravo perfino a prendere i ratti..."Oh, Dio mio, ecco che ti ho offeso di nuovo!". Infatti il Topo, offesissimo, se ne ando` nuotando cosi` di furia, che tutte le acque dello stagno sembravano in burrasca.
Alice gli grido` dietro:"Topolino, caro Topolino, ritorna, dai, ti prometto che non parlero` piu` ne` di gatti ne` di cani". Il Topo allora ritorno` verso Alice. Era pallido in viso (dalla rabbia, penso` Alice) e disse con voce tremante:"Nuotiamo verso la riva, ti raccontero` la mia storia e allora capirai perche` io odio cani e gatti".
Era tempo che i due uscissero dallo stagno, il quale si stava riempiendo di uccelli delle specie piu` varie: c'era un'Anatra, un Marabu`, un Aquilotto e altri uccelli, uno piu` strano dell'altro. Alice si mise in testa alla comitiva e tutti nuotarono verso la riva.

Capitolo III " Una maratona e una lunga storia"

Lewis Carroll
CAPITOLO III
"Una maratona e una lunga storia"

Era veramente un assembramento molto strano quello che si formo` sulla riva dello stagno quando tutti gli animali ne furono usciti. Gli uccelli avevano le piume appiccicate alla pelle, i quadrupedi grondavano acqua, tutti erano malconci e di cattivo umore.
L'importante, per il momento, era il fatto di potersi asciugare in qualche modo. Si discusse la questione, e Alice trovo` del tutto naturale di poter conversare con quegli animali, come se li conoscesse da sempre. Ci fu una disputa abbastanza accesa fra Alice e il Marabu`, che asseriva di saperne piu` di lei, perche` era piu` vecchio. Ma siccome il Marabu` non voleva dire quanti avesse, non se ne parlo` piu`.
Per finire, il Topo, che sembrava godere il rispetto generale, decreto`:"Sedetevi e ascoltate. Al modo di asciugarvi penso io". Tutti gli si sedettero intorno, in circolo, e Alice non distolse gli occhi da lui, poiche` era sicura di buscarsi un bel raffreddore se non si fosse asciugata subito.
Dunque, dunque - incomincio` il Topo con voce tonante - siete tutti pronti? Quanto sto per dirvi e` la storia piu` asciutta che io conosca. Silenzio e state bene attenti. Dunque, gli uomini di Uri, Svitto e Unterwalden, che volevano essere liberi come gli avi e dovevano sopportare ogni sorta di umiliazioni da parte dei duchi d'Austria..."'
"Uhmmm!" esclamo` il Pappagallo rabbrividito.
"Brr!" fece il Marabu` che tremava dal freddo.
"Cosa hai detto? - chiese il Topo corrugando la fronte, ma in tono cortese - Hai detto qualcosa?
No, no... rispose il Pappagallo.
Mi pareva...Ma sentite cosa accadde. Gessler fece piantare un palo in piazza con un cappello in cima, e ordino` che tutti quelli che passavano dovevano fare un inchino. Guglielmo Tell trovo` che...
Trovo` che cosa? - chiese incuriosita l'Anatra - Io, per esempio, trovo rane e vermi. Ma Tell che cosa poteva trovare?"
Risentito per la sciocca interruzione dell'Anitra, il Topo continuo`:"Tell trovo` che era meglio passare accanto al palo facendo finta di non aver visto il cappello. Ma gli sgherri di Gessler gli furono subito addosso, lo legarono e lo portarono via. Come ti senti adesso piccina mia?" disse ad un tratto il Topo rivolgendosi ad Alice e interrompendo il suo dotto discorso.
Bagnata come prima - rispose Alice tristemente - la tua storia non mi ha asciugata per niente.
Il Marabu` prese allora la parola:"In queste condizioni domando che sia interrotta l'assemblea. Soltanto con iniziative intelligenti si puo` portare rimedio ad una situazione cosi` precaria".
Ma parla italiano! - disse l'Aquilotto - Io non so che cosa significhino le tue dotte parole. Situazione precaria...che cosa vuol dire? Forse non lo sai neppure tu!". E intanto abbassava il becco per nascondere un sorriso ironico. E anche altri uccelli si misero a sghignazzare apertamente.
Volevo dire - si corresse il Marabu` - che la miglior cosa per asciugarsi sarebbe una maratona-caucus.
E che cos'e` una maratona-caucus ?" disse Alice, non perche` volesse saperlo, ma siccome tutti gli altri tacevano, ella doveva pur dire qualcosa.
Il miglior modo per spiegare in che cosa consista una maratona-caucus e` quello di farla", rispose il Marabu`.
E detto questo comincio` a tracciare una pista circolare (almeno approssimativamente), poi dispose i concorrenti lungo la pista a loro piacere. Senza nessun "Uno, due, tre..." tutti si misero a correre intorno alla pista. Ognuno poi si fermava quando voleva, cosi` che non si poteva dire quando la maratona era finita. Dopo circa una mezz'ora di corsa disordinata, tutti gli animali erano asciutti. Allora il Marabu` ordino`:"Fine della corsa!". Ansanti i concorrenti gli si affollarono intorno per chiedergli chi fosse il vincitore.
Il Marabu` allora, si mise a pensare e per concentrarsi si toccava con l'indice la fronte. Tutti intorno aspettavano il verdetto. Finalmente l'uccello proclamo` solennemente:"Tutti sono vincitori, e a ognuno spetta un premio!".
Ma chi li da` i premi? - chiesero in coro gli animali presenti.
Naturalmente lei!" disse il Marabu` indicando Alice. E tutti circondarono Alice sbraitando:"I premi, i premi!".
Alice non sapeva come fare. Al colmo dell'imbarazzo, cavo` di tasca un cartoccio di caramelle alla fruta che l'acqua salata non aveva guastato e le distribui` come premio. Ne tocco` proprio una per ciascun concorrente.
Ma anche Alice deve avere un premio", aggiunse il Topo.
Giusto", annui` il Marabu`. E rivolto ad Alice le chiese:"Che cosa hai d'altro in tasca?"
Soltanto un ditale", rispose Alice umilmente.
Fuori il ditale! - disse il Marabu`.
E, di nuovo, tutti si affollarono intorno ad Alice. Il Marabu`, prese dalle mani di Alice il ditale e glielo restitui` pronunciando solennemente queste parole:"Accetta benevolmente questo bel ditalino, da parte di tutti noi!". Scrosciarono gli applausi.

Alice trovo` un po' sciocca questa soluzione, e le venne da ridere. Ma, visto che tutti erano seri, fece buon viso a cattivo gioco fingendo di essere contenta.
Si trattava ora di mangiare le caramelle. E qui nacque un pandemonio. Perche` gli uccelli dal becco grosso si lamentavano di non aver nemmeno sentito il gusto della caramella, e quelli dal becco piccino dicevano che la caramella si era fermata nel gozzo e non potevano piu` respirare. Finalmente tutti si placarono, sedettero di nuovo in cerchio e pregarono il Topo di continuare la sua storia.
Mi hai promesso di raccontarmi la tua storia - disse Alice al Topo - e di spiegarmi perche` tu odi i C e i G. Sai di chi parlo, vero?" gli sussurro` all'orecchio per non farlo arrabbiare di nuovo.
La mia storia e` ben triste, sapete - disse il Topo - e siccome sono di natura un Topo dalla coda lunga, temo che anche la mia storia non sara` tanto breve".
Per quello che riguarda la tua persona - disse Alice - puoi avere ragione", e intanto ne sbirciava la lunga coda, "Ma anche la tua storia ha una coda lunga?". Senza badare alla domanda della bambina, il Topo, dopo un lungo sospiro, incomincio`: "Un gattaccio impertinente
vide un topo sulle scale:
"Or con me, immantinente,
vieni insieme in Tribunale
che ti voglio condannare"
"In Tribunale, ma perche`?"
disse il Topo spaventato.
"Poi, il giudice non c'e`,
ne` giurati che io sappia,
tu il processo non puoi fare!"
"Niente affatto, caro mio
il solo giudice son io
e giurato e accusatore
d'un si` vile roditore.
E nessun m'impedira`,
pur se cio` non ti par vero,
d'emanare una sentenza
di morte in tuo confronto".
Ma tu sei distratta - disse severamente il Topo ad Alice - Dove sei con i tuoi pensieri?"

Oh, scusami tanto - rispose Alice - ero rimasta al quinto verso".
Macche` quinto verso! - brontolo` il Topo. Forse ho perduto il filo." disse sommessamente Alice. Filo o non filo, ne ho abbastanza dei tuoi stupidi discorsi." E cosi` dicendo il Topo se ne ando`.
Ma io non l'ho fatto apposta!" si scuso` Alice, "e tu sei cosi` suscettibile! Torna indietro, dai, e racconta come va a finire la tua storia!".Anche gli altri animali gridarono:"Torna indietro". Ma il Topo, scuotendo la testa, affretto` il passo.
Peccato che non sia rimasto qui! - commento` il Pappagallo, e un vecchio Granchio approfitto` dell'occasione per dire a sua figlia Ricordati figlia mia, non lasciarti mai prendere dalla collera! Chiudi il becco! rispose la Granchiolina Con te perderebbe la pazienza perfino un'ostrica.
Se almeno Micina fosse qui! - disse Alice - Lei l'avrebbe riportato subito!".
E chi e` Micina, se la domanda e` permessa?" chiese il Marabu`.
"Micina e` la mia gattina. Vedeste com'e` brava nella caccia ai topi. Non solo, caccia anche gli uccelletti".
Queste parole provocarono un certo disagio nella compagnia. Tutti gli uccelli se ne andarono con un pretesto. Cosi`, a poco a poco, Alice rimase sola.
Almeno non avessi parlato di Micina! Probabilmente nessuno qui le vuole bene. E si` che e` la piu` bella gattina del mondo. Oh, chissa` se la potro` rivedere...". A questo pensiero Alice ricomincio` a piangere e singhiozzare. Dopo un po' di tempo udi` dei passettini che si avvicinavano. Spero` che fosse il Topo, deciso a ritornare per raccontarle la fine della sua storia.

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